Un primo posto l’Italia ce l’ha, fra i 20 grandi che a Cannes decidono le sorti del mondo: ci vogliono 1.210 giorni in Italia per far eseguire giudizialmente un contratto. Il paese secondo in questa graduatoria, il Brasile, viene staccatissimo, con 616 giorni. È per questo record che la giustizia non si deve toccare in Italia? Per garantire la truffa.
Einaudi e Croce con Bobbio? Anzi no, Bobbio e Croce con Dossetti e Moro? Improbabile ma possibile: è il neo centrismo o neo guelfismo di Milano, di Bazoli e del suo “Corriere della sera”. Una serie di autori uniti come “Laicicattolici. I maestri del pensiero democratico”, in vendita da oggi a un euro e mezzo, in tutte le edicole. Croce non avrebbe gradito, né Einaudi, ma non importa, i compromessi storici comportano qualche approssimazione – e questo è un compromesso storico alla rovescia, puntato sul centro.
Il giorno stesso Casini annuncia: “Lavoro a un contenitore comune per laici e cattolici”. Che leader: i cannonieri maturano in vecchiaia?
I giudici hanno presa erotica su un certo tipo di donne, che scrivono delle lettere anche sconvenienti. Lo attesta J.Le Carré nel ricordo del padre imbroglione (“Sunday Times” del 16 marzo 1986). Anche sulle croniste giudiziarie?
Il “Corriere della sera” e “la Repubblica” hanno lunedì una pagina celebrativa di “Mr. Starbucks”, il “re del caffè” di Seattle. Un giornale ne celebra l’impegno a favore dei nuovi occupati – dopo aver chiuso seicento punti vendita e licenziato alcune migliaia di persone. L’altro ne fa il campione dell’antipolitica o del terzaforzismo negli Usa. Ma entrambi ne parlano in previsione dell’apertura dei caffè Starbucks a Milano e a Roma. Su input della società di comunicazione che li promuove: una pubblicità gratuita sui più letti giornali italiani. Gratuita?
Galan se ne va a Venezia il giorno del festival del cinema di Roma. Da dove dice che non è a Roma perché non è stato invitato. Bugiardo, strafottente. Avendo rifiutato al festival di Roma un finanziamento di 250 mila euro. Somma che invece, da presidente del Veneto, aveva stanziato per il bilinguismo che non c’è – c’è una lingua segreta nel Veneto? Dopo aver sabotato d’autorità, senza correggerlo, senza farlo correggere, il piano casa della Regione Lazio.
Un veneto che si fa nominare ministro a Roma, brigando l’impossibile, per sabotare Roma. Che non gli chiede nulla. Sembra impossibile ma è vero. Berlusconi sarà stato il lato buono del triste medaglione lombardo-veneto.
Aurelio Regina, Democratico, presidente della Confindustria del Lazio, constata: “L’abolizione dell’art. 18 è nei fatti”. La Cgil lo attacca. Ma sono almeno quindici anni che i posti di lavoro vengono chiusi, selettivamente, a milioni.
I primi, quasi due milioni in diciotto mesi, persero il lavoro coi governi Dini e Prodi, 1995-1996. Con gli “stati di crisi”. Che anche allora si compravano al ministero del Lavoro. Letteralmente, con la valigetta. Con l’avallo della Cgil. Col silenzio assenso ma anche con operosi accordi. L’ipocrisia può essere criminale.
Da Berlino ogni pochi giorni c’è una frasetta sull’Italia. Innocente, mezza riga, del tipo: “Noi confidiamo nel presidente Napolitano”. Che vuole dire invece: noi non confidiamo nel governo, cui competono le misure anticrisi. Quanto basta per tenere l’Italia sotto pressione, e quindi l’euro: la frasetta è calcolata nei tempi e nel taglio per alimentare le opposizioni in Italia e indebolire ulteriormente il governo.
Perché Berlino, se non la cancelliera, vi si esercita, non per caso? È come dire: crisi continua nell’euro, a spese ora dell’Italia.
“La crisi dell’euro verrà a metà dicembre”, ha previsto tre mesi prima, il 15 settembre, George Soros. Paranoia senile? Perché no. Ma a metà dicembre la Grecia dovrebbe aver dichiarato forfait.
Fitch assegna la «tripla A» al Fondo europeo di stabilità. In attesa che sia creato – i regolamenti saranno decisivi, per sapere che cosa sarà il Fondo. E che la Francia venga declassata, perdendo la tripla A. E quindi necessariamente anche il Fondo, di cui la Francia è cosponsor. Che ginnastica è, questo mercato? Più che mai sembra una partita truccata, per giocatori nell’ombra.
Studioso di Carl Schmitt trasformatosi in polemista per “Repubblica” contro Berlusconi (che – non – si fa per uscire su giornale?) Carlo Galli scrive giovedì 27 che “les Italiens” sono diventati lo zimbello dell’Europa nel corso del Cinquecento. Ma c’era già Berlusconi nel Cinquecento?
Poi, negli spettacoli, lo studioso si fa dire da De Laurentiis, quello dei cinepattoni coi culi in vista: “Raccontiamo un’Italia che è sempre stata superficiale, cafona e edonista”. Senza eccezioni per Galli e “la Repubblica”, è possibile?
Nei tagli redazionali dev’essere rimasta la parte in cui Galli dice che anche les Italiens non sono teneri coi francesi, o coi tedeschi. E che nel Cinquecento ci fu la Riforma, con la nascita del Nord.
“Repubblica” dedica giovedì 27 le prime venti pagine a (contro) Berlusconi. E solo tre, solo dopo, ai nubifragi e ai morti alle Cinque Terre e lungo il Magra. Titolando: “Monterosso non c’è più”. Poi dice che non si leggono più i giornali.
Non è vero, Monterosso non è sparita. Ma se è vero per “Repubblica”, perché nasconderlo nelle pagine interne?
La Regione Liguria aveva appena adottato un regolamento che riduce da dieci a tre metri la distanza minima per l’edificazione in prossimità di corsi d’acqua. Un regolamento che sa di sanatoria. Ma nei giornali non se ne parla, e nelle migliaia di ore d’immagini terrificanti dell’alluvione con cui le tv sorreggono la pubblicità. Non è un regolamento di Berlusconi? Non c’è altra realtà.
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