Si definisce e consolida, con le elezioni ora
in Marocco e in Egitto, la percezione immediata del cambiamento politico del
mondo arabo, la cosiddetta “primavera”. Prevista e sponsorizzata in tutto dagli
Stati uniti – come già i movimenti arancione in Est Europa: il passaggio dal
bonapartismo in vista, con militari al comando, alla soluzione Turchia, quella
tra poco centenaria di Kemal Atatürk. Un governo moderato, ultimamente a fondo
islamico, con la supervisione delle gerarchie militari. È quello che sta
avvenendo, dall’Iraq agli Emirati, allo Yemen e al Nord Africa. Si creano
partiti islamici moderati, verso i quali il voto possa confluire maggioritario,
che si insediano sotto la supervisione e la vigilanza delle forze armate.
La Libia dovrà ora intraprendere quella strada.
La Siria, dove Assad si ritiene regime legittimato e già “civile”, è sospesa
dalla Lega Araba, e difficilmente potrà continuare a resistere.
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