domenica 6 novembre 2011

Secondi pensieri - (80)

zeulig

Animalismo – Umanizza gli animali. Ma non è una novità: “Anche i cani hanno qualcosa di umano”, fa dire Gor’kij a uno dei personaggi bestiali nella “Storia di un uomo inutile”, e gli fa dire cosa da tempo cognita. La novità è animalizzare l’uomo. Nella vita vaga, indistinta, di bisogni corporali (mangiare, dormire, scaldarsi) e riflessi condizionati. Col culto della fedeltà anche, cioè del possesso. In presenza (a compenso) di una libertà che si vuole assoluta, sciolta da obblighi.

Si può dire questo umano-animale di Nietzsche, il “troppo umano”? No. E perché? Perché Nietzsche è ancora di prima: apre la nuova frontiera, che si rivelerà un recinto, ma è uomo non ancora unidimensionale.

Complotto - Ce n’è la percezione diffusa in epoca di crisi, economica o anche politica, intellettuale, morale. Ma la paranoia è il complotto - indurre alla paranoia. Che non necessariamente deve avere Autore (circoli, gruppi, congiurati, officianti).

Fondamentalismo – O integralismo. S’intende dell’islam per ragioni storiche, per la sua insorgenza all’epoca attuale. Ma più fondatamente fondamentalista (integralista) è la modernità, o la concezione della modernità che si impone, anche in opposizione al fondamentalismo islamico. Essa sì si vuole generale e ineccepibile, mentre il fondamentalismo islamico si limita agli aderenti all’islam.
La proiezione esterna del fondamentalismo islamico è, compreso il terrorismo dei kamikaze, anti-fondamentalista. Contro quello che oggi si chiama pensiero unico, e nel passato recente era la modernità, o l’Occidente, o (Franco Cassano) il Nord-Ovest del mondo. Una risposta dialettica – sulla traccia del razzismo antirazzista dell’“Orfeo nero” di Sartre all’epoca delle indipendenze.

Il suo suicidio contempla non in modo estemporaneo, o a uso tattico, poiché è il dominio della morte. Facendosi l’esame dopo la sconfitta (“Ex captivitate salus”, pp. 91-94), Carl Schmitt scopre l’autoannientamento insito nell’annientare il nemico, nel volere il nemico annientato.

Libertà – Non libera. Se ne vedono gli effetti in quest’epoca che fra tutte si può dire della libertà. La libertà totale, assoluta (sciolta da obblighi), non libera.
È relativa. È storica (contestuale). L’imperialismo a lungo s’è voluto liberazione: dalla fame, le razzie, lo schiavismo, il giogo turco, l’imperatore della Cina nell’Ottocento. Dal colonialismo nel dopoguerra: le indipendenze e i movimenti di liberazione degli anni 1950-1960 sono stati sostenuti dagli Usa in questa ottica. Ora come guerre “umanitarie” e di liberazione, in Serbia, Iraq, Afghanistan, Libia.

Monoteismo - Nasce nei territori aridi, dalla natura ostile - e questo è la prova che la sassosa Grecia era in antico ricca di acque e boschi: al tempo di Esiodo c’erano in Grecia trentamila divinità, e non bastavano. E si fa Dio come vuole.

Novecento – È il tabellone ingegnerizzato delle opposte ideologie – anche quelle della libertà – e degli stermini di massa.
Si potrebbe dire che ci lascia anche la conquista dello spazio, ma una conquista che non ha scoperto nulla che non si sapesse – come riscoprire-conquistare il cortile di casa.

Oriente – Risale a Guillaume Postel, 1510-1581, giovane professore a ventotto anni al Collège de France di ebraico, arabo e siriaco, nonché conoscitore di greco e latino. Dopo essere stato in ambasceria a Costantinopoli per conto di Francesco I alla corte di Solimano il Magnifico, in veste d’interprete e collettore di testi classici, greci, arabi, ebraici. Degli astronomi arabi Postel fu preciso commentatore, facendo dubitare della conoscenza che si aveva di Copernico allora in Europa, se non dello stesso Copernico. Sagacia analoga applicherà all’Egitto, ed è l’inizio dell’orientalismo, di cui tanto Oriente, oltre che l’Occidente, è vittima. La “fede ragionata” e la “ricomposizione di tutte le cose” nella fede unita, per le quali Postel si batté tutta la vita, annegheranno nell’egittologia. Che sarà napoleonica per essere stata di Postel, in quanto autore della Chiave di tutte le cose, ossia dei tarocchi – l’Egitto del futuro imperatore era nelle carte.
Nel 1549, illustrando La vera descrizione del Cairo, la mappa stampata a Venezia da Matteo Pagano, il padre dell’“orientalismo” spiega, correttamente, che la città è turca più che araba, e che le Piramidi sono “mostri incoronati”, monumenti alla tirannide, non i granai di Giuseppe che si dicevano. Ma nella “Chiave di tutte le cose”, pubblicata lo stesso anno, apre la città ai misteri.
Il Cairo costituisce da sempre un problema aperto per l’orientalismo. L’origine di questo Oriente è in Plutarco, che attribuisce a Iside l’istituzione dei misteri, grandi e piccoli, o verità esoteriche riservate agli iniziati, nonché in Erodoto, Platone, Apuleio e perfino in Aristotele.
Una serie di finzioni ne germinò, culminata in Orapollo, l’autore dei “Hyerogliphica” che in realtà non sapeva nulla dei geroglifici. In epoca moderna l’origine è in Postel, che più di ogni altro pure ha affidabilmente tracciato le radici orientali, semitiche, di tanta cultura occidentale. E nell’Inquisizione, che processò Postel per le opere sulla fede unica, la fede ragionata, e sulla concordia religiosa, la natura cabalistica dell’Egitto, poi teosofica, lasciando invece incontestata. E fu l’Oriente taroccato.

Secolarizzazione – È semplificazione. Fino alla storia a manovella. Nata come reazione al dogma, all’immutabilità della storia, finisce come un suo calco.
Si dice che non si può addebitare il Novecento alla secolarizzazione, e invece sì: nessun’altra epoca ha mai pensato, men che meno organizzato, gli stermini di massa. È solo possibile per una storia insieme di relais – in serie, certo.

zeulig@antiit.eu

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