domenica 20 novembre 2011

A Sud del Sud - l'Italia vista da sotto (108)

Giuseppe Leuzzi

Roberto Napoletano, il direttore del “Sole 24 Ore”, ha viaggiato otto anni fa da Milano a Reggio Calabria in due ore. Ora ce ne ha messe quattro.

Napoletano è andato a Reggio, invitato, a parlare della crisi economica al liceo scientifico Alessandro Volta, “una bella scuola con aule moderne, e tanti, tanti giovani”. Che si aspettava di trovarci? Ma li trova anche attenti, curiosi, e lettori di giornali inglesi. E questo è una novità.
Cioè non lo è. Il liceo si segnala da un paio d’anni, insieme con l’altro scientifico di Reggio, il Da Vinci, per i 100 e lode alla maturità. Questo gli vale ogni anno un paio di paginate di reprimenda del “Corriere della sera”: voti facili. Al giornale lombardo quest’anno la preside del Da Vinci ha voluto svelare il segreto della cosa. Che è anche un’ottima notizia - il lettore del sito ne trova qui i particolari:
http://www.antiit.com/2011/08/i-100-e-lode-di-reggio-c-e-il-corriere.html

Ha spiegato infatti che è il metodo Invalsi: si studia per i 100 – la realtà si adegua alla norma. Una chicca: storica, pedagogica, filosofica (logica, epistemologica), organizzativa. Ma il “Corriere” sdegnato non l’ha degnata di un rigo. In questo senso gli “scientifici” di Reggio sono ancora una notizia.

Alan Greenspan ritorna in scena a 85 anni, il banchiere centrale americano che ha provocato le crisi che da un decennio attanagliano il globo per tenere a galla gli Usa, e si diverte allegro a spese dell’Italia e della Grecia, le ultime vittime: “Due paesi da Club Med”, da vacanza di gruppo con animatore. È talmente allegro da ammettere che la crisi dell’euro è “un contrasto tra l’Europa del Nord e quella del Sud”. In genere il Nord si nega.

Dodici quintali di cocaina sequestrati l’8 aprile in un container nel porto di Livorno e non l’abbiamo nemmeno saputo. Un carico della metà sequestrato sei mesi prima era valso a Gioia Tauro la solita serie di paginoni sul porto della ‘ndrangheta.

Mezzo processo milanese alla ‘ndrangheta è saltato perché le trascrizioni delle intercettazioni erano infedeli. In particolare i voti “contati” erano stati trascritti “comprati”. Di uno svarione nelle sue trascrizioni pare che la stessa inflessibile Boccassini abbia dovuto sorridere: diceva “Gheddafi, Gheddafi”, invece che “puttana di ‘ndrangheta”.

Nessuna indignazione a Milano per queste burle. Eppure si sa che la ‘ndrangheta è attivissima a Milano: deve procacciare ogni giorno tonnellate di cocaina. Farla arrivare, controllarla, dosarla, smistarla. La logistica è un affare serio.
Il fatto è anche universalmente noto, perché la capitale morale è la più grande consumatrice al mondo di cocaina. Ma la ‘ndrangheta non viene perseguita per questo. Il processo è per voto di scambio e per concorso esterno in associazione mafiosa, i due reati più difficili da dimostrare, ammesso che siano reati – c’è voto di scambio solo dove votano meridionali, altrove il voto è libero?

Festeggiato dal Tg 1 per il suo nuovo albergo del lusso a Milano, il piacentino Giorgio Armani risponde alla domanda: “Che cosa le ha dato di più Milano?, dopo una pausa: “Mi ha lasciato lavorare”. Si dice così nelle zone di mafia, altrove ognuno è libero di lavorare.

In un pezzo sulla “convegnite” (ora in “I ferri del mestiere”) Fruttero & Lucentini elaborano una “congettura pompeiana”, immaginando il ritrovamento di un gruppo di persone fulminate dalla cenere mentre erano a tavola rotonda. Su quale argomento? “In quelle bocche pateticamente aperte per un estremo intervento, incuranti della cenere che di lì a poco le avrebbe zittite per sempre, la fantasia popolare volle scorgere le prove del primo convegno sul problema del Mezzogiorno”.

La Lega e l’egemonia
L’uso volgare, brutale, provocatore del linguaggio da parte di Bossi, per smontare la politica tradizionale. Il suo parcheggio in una zona ben visibile, un teatro all’aperto da commedia dell’arte, con ruoli riconoscibili, e per questo stesso fatto rassicuranti oltre che distruttivi. La riconquista su queste basi affidabili – la semplicità, la chiarezza, la secchezza - della politica. È “l’arroganza della semplicità”, è stato detto. No, purtroppo è Gramsci, l’infausta egemonia coniugata col nazionalpopolare. Ottima nozione di sociologia politica, ma cappello della brutta politica più spesso che della buona – della prepotenza più che della persuasione. Bossi recupera dal nulla, insomma con poco, l’egemonia culturale, molto al di là dei suoi esiti elettorali, che pure sono lusinghieri. Cattura il borbottio lombardo, veneto, e lo trasforma in egemonia mutandolo in odio, verso il Sud, verso la politica.
Si può discutere se è la Lombardia razzista, col Veneto, e Bossi solo un pennacchio. Oppure se Bossi non abbia condotto il Nord verso questo vicolo cieco. Prima l’uovo o prima la gallina? Prima Bossi o prima il leghismo, che Bossi ha messo a frutto politicamente? Entrambi, non c’è altra risposta: il leghismo non si distingueva dal campanilismo, Bossi l’ha indirizzato su Nord e Sud, contro il Sud.

leuzzi@antiit.eu

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