martedì 15 novembre 2011

Troppe coincidenze (non) fanno un complotto

Dopo una giornata di respiro venerdì – quando Berlusconi ancora non si era dimesso – lunedì sono scesi in campo, dal primo mattino, Weidmann, Schäuble e Olli Rehn, e la penalità per il Btp è tornata al nuovo record, quasi cinque punti e mezzo sul corrispettivo tedesco. I tre non hanno detto nulla di scandaloso, anzi hanno ribadito il già detto: l’Italia deve fare le riforme, l’Italia deve farcela da sola. Ma sapendo benissimo che per il solo fatto di ribadirlo avrebbe messo l’Italia in difficoltà. I tre sono tutte persone molto rappresentative infatti, e responsabili: il presidente della Bundesbank, il ministro delle Finanze di Berlino e il commissario europeo all’Economia Olli Rehn, tedesco di complemento. Sicuramente non hanno parlato a vanvera.
Naturalmente non c’è un complotto a danno dell’Italia. Un complotto sui mercati finanziari è anche impossibile, troppi i soggetti da coinvolgere. Ma i tre hanno parlato, che potevano benissimo non parlare: hanno scelto di parlare. E questo è tutto. Anzi no: i tre sono da tempo in posizione tale da sapere che i mercati si sarebbero necessariamente messi sulla loro traccia, ci sono perfino degli automatismi per questo. È il concetto di complotto che è fuori tema. Se due o tre persone che possono decidere decidono una cosa, per esempio far vendere i Btp alle loro banche e impedire alla Bce di comprarli, gli altri si adeguano, non sono mica stupidi. Senza complotto.

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