Proust, non sconosciuto all’abate, emerge solo quando è già celebre, avendo pubblicato a spese proprie. La mondanità non aggiunge nulla alla letteratura. Se ne appropria invece, è una forma di saprofitismo. Ai letterati piace non perché rilassi ma perché induce al pettegolezzo. Alla fatica cioè: la mondanità non riposa ma stanca.
È ambita perché dà celebrità? Ma bisogna essere celebri prima di esservi ammessi. Per promuovere le proprie opere? È possibile: la mondanità è la forma del potere quale lo concepisce un letterato, sotto forma di salotto, attorno a una donna, non (più) bella, e a cibi non (necessariamente) eccelsi. È il discorso del potere che per l’intellettuale è il potere.
Abate Mugnier, Mondanità e religione
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