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venerdì 9 dicembre 2011

Il mercato di Cuccia, un falso

Cesare Geronzi fa dire a Cuccia, in un’intervista a Cazzullo sul “Corriere della sera”: “I bilanci di Berlusconi sono falsi”. Si trattava di portare Mediaset in Borsa e Cuccia riteneva che le antenne e l’audience non valessero niente. “Quanto vale un’antenna?”, gli fa dire Geronzi, “Un’antenna non è una ciminiera, non ha sotto un opificio”.



Geronzi fu un fedelissimo di Cuccia in vita – che lo colmava di affetto. E d’altra parte quello che dice è vero, Cuccia non capiva nulla di economia: l’avviamento, il prodotto, il mercato, la qualità, la fidelizzazione. Chi ha vissuto l’inverosimile vicenda Montedison, che Cuccia ha fatto durare trent’anni e nella quale ha fatto profondere all’Eni almeno ventimila miliardi di lire, lo sa: Montedison era un totem, un gigante economico nel senso di centro di potere, mai un’idea di valorizzazione, o di salvare il salvabile, sfiorò Cuccia. O l’Olivetti, una vicenda meno conosciuta ma più scandalosa. Nel 1962, quando Roberto Olivetti elaborò il concetto e i sistemi del futuro personal computer e dell’informatica, Cuccia irrise al progetto quasi fosse una follia. Quando l’Olivetti non era diventata che un guscio vuoto vi fece sprecare dentro migliaia di miliardi.



Cuccia non era, e non è, solo a Milano però. Il politburò del “Corriere della sera” titola: “Quando Cuccia mi disse: i bilanci di Berlusconi sono falsi” come se Cuccia fosse un partigiano antiberlusconiano della prima ora...

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