Alla Rai e sui giornali sociologhe e femministe plaudono alla copertina di “Time” dedicata alla figura della contestatrice nel 2011, scambiandola per la “donna islamica” che intendono donna liberata. È l’equivoco della “Primavera” araba: la “donna islamica” è islamica, col velo e tutto, non obietta al ritorno alla sharia, la legge islamica, con minime correzioni, scende in piazza in massa, e si mette in fila alle elezioni, per sostenere gli islamici. Perché così comandano il padre e il marito ma non necessariamente.
Nei paesi arabi e negli altri del Vicino Oriente: in Iran come in Turchia, in Pakistan, in Tunisia e ora in Egitto le donne sono la grande riserva elettorale dei partiti islamici. Le avvocatesse e le dottoresse che hanno parlato alle televisioni durante la Primavera sono le donne laiche nel mondo arabo. Poche, quasi tutte di minoranze religiose, e destinate all’esilio, quando non saranno più protette dai militari.
giovedì 15 dicembre 2011
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