Non avrà molti voti, a quel che sembra, alle presidenziali di marzo, ma ha un programma già preciso. Il nuovo mandato di Putin, che comunque non dovrebbe avere concorrenti al ritorno alla presidenza della Russia, mette al centro la fine dell’isolamento, e la ricerca di qualche forma di integrazione economica con l’Unione Europea.
Le precedenti presidenze Putin si sono caratterizzate per il restauro di una forma di legalità nella vita civile ed economica, anche se col pugno di ferro politico. E per la riorganizzazione dell’economia che consentisse il programma minimo di portare la Russia, oggi, al livello di reddito del Portogallo dodici anni fa. Un programma realista, che grosso modo è stato realizzato. La prossima presidenza sarà invece centrata sull’integrazione, seppure esterna, al mercato comune europeo.
Putin ha dalla sua la carta energetica. Che ritiene di poter giocare con l’appoggio della Germania e dell’Italia, e la non ostilità della Francia. Contro l’integrazione dà per scontata il no del governo britannico, che si fa portavoce delle riserve americane, sempre forti nei confronti di Mosca, ma lo dà anche per irrilevante. In prospettiva, Putin pensa di portare la Russia a riaffermarsi europea e europeista, è quello che in varie sedi, e con diversi accenti ma univoci, va ripetendo da alcuni mesi. Nell’immediato, punta ad aprire “zone di libero scambio” con l’Ue.
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