Anche Mario Monti è un “campione” del vincolo
esterno, che da burocrate a Bruxelles esercitò con inflessibilità. E questo
spiegherebbe il favore con cui da presidente del consiglio è stato accolto. In
particolare Monti ritiene il vincolo “necessario” per un paese frammentato come
l’Italia. In più punti del libro-intervista con Federico Rampini del 1998 Monti
spiega il vincolo esterno come “fattore di ausilio alla trasformazione di
un’Italia che sovente fa fatica ad evolvere da sola”.
È il “patto sulle regole” di Mario Draghi,
tedesco di complemento. È una tesi peraltro che trova riscontro nella
politica: il vincolo esterno ha generato cambiamenti di governo in tutti i paesi
sui quali si è esercitato (Irlanda, Portogallo, Grecia, Spagna, Italia), e a
tutti ha imposto una politica di corresponsabilità o “nazionale”. Salvando i
due leader europei che hanno perso tutte le elezioni dopo la loro, Merkel e
Sarkozy, ma si sono eletti gestori del vincolo.
Ma è una lettura politica. Istituzionale, se si
vuole, ma non propriamente europeista. Andrà incontro a
distorsioni e recriminazioni, inevitabilmente, in assenza di una struttura
europeistica politica. E non è espansiva, non viva, aperta, di
futuro. Il vincolo è ragionieristico: l’economia e la moneta blocca sul debito
e il bilancio, senza occhi per l’economia vera: investimenti, produttività,
reddito, consumo. Che è ciò che l’economia fa viva, mentre la gestione contabile
è patrimoniale – il genere “la rendita non basta più, bisogna intaccare il
capitale”, dello zio che andava a Parigi, diceva, non avendo mai lavorato.
L’effetto comunque c’è, si vede, e non è
d’avvenire. Si sono già rafforzati i poteri della Commissione e della
Bce, il vertice della settimana prossima non farà che sancire una novità già
intervenuta. Ma senza dare alla Bce l’autonomia di una banca centrale. E senza
risolvere prima la crisi dell’euro, come sarebbe stato ampiamente possibile con
minimo sforzo – prima di lasciare la Bce, l’ex presidente Trichet ha ricordato
che le banche impegnavano la liquidità della Stessa Bce per il 5-6 per cento
del potenziale.
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