Una manovra ragioneristica, che potrebbe però risultare letale. Monti ha colpito la domanda delle famiglie, che è stata finora l’unico volano attivo nel ristagno incombente. Con l’aumento delle imposte indirette e dell’Iva, ora più alta che nell’Ue, ha messo un dazio sul circuito produttivo nazionale rispetto alla concorrenza, oltre che sul potere d’acquisto dei consumatori. Il calo della domanda potrebbe far scoppiare la bolla immobiliare - un settore che per quasi quattro anni ha retto bene o male la crisi. Le conseguenze in questo caso sarebbero catastrofiche per il sistema finanziario nel suo insieme (privato e pubblico) e per le banche, oltre che per la domanda aggregata e quindi per l’economia.
Monti ha colpito i pensionati, i pensionabili, i salariati, e i possessori di una-due case, la forma di risparmio privilegiata in Italia. La fetta prevalente della domanda. Con un prelievo di due-tremila euro che al reddito fisso impone una revisione radicale delle scelte di consumo. Senza alcuna misura di riattivazione dell’economia: non sul mercato o sul costo del lavoro, non sulla produttività, non sul costo dell’energia, non sulla burocrazia, e nemmeno, a ben guardare, sulla fiscalità delle imprese – l’Italia resta il paese più caro e meno conveniente al mondo per investire. Ha colpito i commercianti al minuto con le aperture continuate, ma senza beneficio per nessuno.
L’unico obiettivo che si è posto Monti è di fare cassa, per venti o venticinque miliardi. Pur sapendo che il prelievo è inutile: a meno di interventi strutturali sull’economia, compresa l’economia pubblica (che non è i vecchi carrozzoni di Stato), le “manovre” (più tasse, meno spese) non risolvono nulla: questo è noto da quasi vent’anni, dal 1992. E che potrebbe essere gravemente dannoso: il rischio è consistente che blocchi la già debole economia. Senza alcun beneficio, Monti lo sa meglio di chiunque altro, per il debito pubblico, che continuerà a costare caro, più caro di prima, fino a che la Germania lo vorrà.
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