Lettura – Fa parlare il silenzio.
È il primo cibo di ognuno nella via dell’autorealizzazione, quando uno comincia a dirsi “ma che sto facendo?”
La lettura non insegna, un libro raramente rende saggi, ma distende i nervi. La lettura è la dinamo del capitale, accumulando nella quiete energia e potenziale - il mito di Pandora è al capitale che si attaglia più che alle donne, che è creata folle, maliziosa e oziosa quanto bella, e tiene chiuso il vaso dei vizi e le debolezze.
Stavano gli emigrati alla stazione, la domenica a Colonia, a staggiare la Gazzetta dello sport, di cui avevano letto i titoli all’edicola, e passare l’interminabile riposo. L’identità è privilegio di chi legge: un manovale friulano a Colonia resta un manovale friulano a Colonia, ma leggere situa tra l’antico Egitto e la costellazione Andromeda, in ruoli ambìti, eroe, amante, artista, poeta, o anche traditore, in ozio. La lettura crea questo portento.
La lettura è un miracolo, si sa, che si ripete. Si può pensare un mondo senza libri, ce ne sono stati e ce ne saranno, ma non senza lettori. Che si tramutano allora in ascoltatori. Questo è il proprio dell’uomo più che il riso o il pianto, la voglia di farsi raccontare. Anche nelle disgrazie. Si legge moltissimo in guerra. Nel ‘29, nella Grande Depressione, Niente di nuovo sul fronte occidentale vendette in un anno tre milioni di copie.
Morte - Si muore della propria morte, si suole dire, nel senso che gli altri non incidono, odi, cattiverie, sopraffazioni, incomprensioni. Ma è vero anche nel senso che si può essere morti prima della morte, “morti dentro”. È il caso della cattiva filosofia, in genere egoista (iperindividualista): si muore nell’attesa della morte, nel rifiuto della morte, nel “discorso” in genere sulla morte.
Occhio – È il normatore. La realtà è quale appare – è vista: appare nel senso che è vista, non che emerge (dall’ombra, dalla luce, dalla terra, dall’acqua). Le forme, i colori, i volumi, l’ordinamento (prospettiva, sovrapposizione, cumulo, disordine). Ma di più la loro storicità: il loro modo di essere (che è sempre storicizzato, senza bisogno del -ci di Heidegger).
È all’origine (giudice) della gradevolezza-sgradevolezza. Dell’accettazione: epocale (gusto comune: il comune senso del pudore, etc.), sociale, estetica. È un effetto ben noto agli architetti dell’ambiente e del restauro: la storicità – l’esserci già stato – è privilegiata rispetto alla novità, che deve pagare un adattamento, il necessario adeguamento.
È il conservatore per antonomasia: una gigantesca, esclusiva, Direzione o Conservatoria dei beni architettonici, artistici, culturali, naturali, etc. . Il porto di Copenhagen non è offeso da due silos di 30-40 metri, che per i viventi sono parte del paesaggio, lo sarebbe se vi si costruissero anche delle abitazioni civili. Non lo è trasformando a uso abitativo, con altre escrescenze, i due ingombranti cilindri, poiché se ne mantengono i volumi, benché con molti spazi in più, e le forme. Il borgo di Santo Stefano in Sessania solo soffre un restauro conservativo che non ne elimina la storia (la natura, il senso) ormai secolare di abbandono, trascuratezza – è però vero che restauri con materiali moderni (cemento armato) ne avevano semmai accresciuto la trascuratezza, e non hanno retto al terremoto dell’Aquila, a differenza delle vecchia costruzioni: l’occhi era stato doppiamente buon giudice.
Psicologia - Fa buoni plot, e infatti imperversa coi romanzi gialli e familiari. Ma gira a vuoto. Moralmente è pericolosa, essendo rovesciabile, col buono che diventa cattivo, il cattivo buono e così via. Ma, peggio, è imprendibile e invivibile. Manzoni, ottimo storico di cose, la Rivoluzione, i longobardi, la peste, gli untori, sui tipi umani è ridicolo, lo spagnolo cretino, la donna bisodie, il prete affannato, un prete affannato?, il frate pio. Non per errore, Manzoni più di ogni altro letterato aveva pratica di mondo, ma per la poetica dei “modelli”. Poveri.
Rilettura - È il Rückblick, lo sguardo retrospettivo. Non l’esame di coscienza, ma un modo nuovo di rifare e ridire il detto e fatto. Anche perché non si cambia se non inventando. Spregiando l’ordinario, dove, Heidegger lo spiega bene, non s’inventa nulla, mancando il raffronto.
È una bilancia intelligente, selettiva cioè, con un fondo di giudizio. Anche a breve scadenza – la pressione del mercato, delle cose obbligate da leggere, oggi accorcia i tempi, non li allunga, a differenza dei vecchi consigli d’acquisto di amici e conoscenti. Per le opere letterarie e storiche, meno per la filosofia: le forme della narrazione sono più veritiere (hanno criteri di giudizio più severi o precisi)?
Di più ancora la rilettura è selettiva per le immagini, tv (sceneggiati, serial, talk show) e cinema: le immagini hanno margini di verità (verificabilità) ancora più severi?
Storia - La lettura della storia è la lettura di un romanzo, che s’abbellisce di cavalieri e belle dame, non di scorfane e sfigati. A nessuno piace rinunciare all’utopia, è la vita che fa aggio sulla morte.
zeulig@antiit.eu
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