sabato 31 dicembre 2011

Secondi pensieri - (86)

zeulig

Bellezza – È varia. Choderlos de Laclos la vuole connaturata alle donne, e bella la donna fresca, grande, forte, una ragazza alta, cioè, dal carattere impetuoso, “un modo d’essere che fa sperare il godimento più delizioso” - non molto. Per Heisenberg la bellezza è semplicità, l’appropriata conformità delle parti l’una all’altra e al tutto, un teorema tanto più è bello quanto più è semplice. Francis Bacon invece la bellezza vuole brutta: “Non c’è bellezza eccellente che non abbia qualche stranezza nella proporzione”. La bellezza è arte retorica, dunque, dice Hume.
La bellezza delle donne ora serve al progresso. Vanno avanti col culo, che non è male, dacché il femminismo ha messo gli orgasmi in carriera. L’unico problema, se lo è, è che quella parte si vede poco: bisognerebbe inventare un decolleté posteriore.

Corpo – “È la bellezza esteriore a darci l’immagine più accattivante di quella interiore”, incontestabile Jean Paul rovescia le logiche apparenti nel divertissement “La donna di legno” – un pre-Pinocchio. Lui stesso avendo più cura di rovesciare il rovesciamento (tutti i “fichi” sono ermafroditi, e dunque femmine…). E tuttavia l’eresia di Edelmann, a cui sempre per ridere lo scrittore si rifà, essere il corpo un’emanazione dell’anima, è la più fondata – anche per questo Edelmann, che la religione legava alla natura e alla ragione, fu bruciato in effigie nel 1750 a Francoforte, su ordine della Dieta imperiale, ne furono bruciati i libri (finirà framassone a Berlino e Amburgo ma senza diritto di pubblicazione, sospetto pure ai fratelli).
È che il corpo, soma, come opposto a psyche, l’anima, è diventato con san Paolo carne, sarx, nemica dello spirito, pneuma. “La carne concupisce contro lo spirito, e lo spirito desidera contro la carne, scriveva ai “Galati insensati”. Forse san Paolo, che tanto viaggiò, ne soffriva la fatica. Le esperienze che sostanziano il cristianesimo sono carnali, l’Incarnazione e la Resurrezione - per non dire la Passione, tutta fisica.
La cura del corpo è psichica prima che fisica: si sta meglio quando ci si vuole bene. La palestra, il ballo, lo sport danno benessere se uno ce l’ha già, altrimenti stancano.

Puškin si accorse dopo essersi sposato quanto sia spirituale la passione, che la novità di un corpo è più forte dell’amore o della bellezza, perché il corpo non può mentire

Le anime le ha introdotte Platone e da allora non si smuovono. Ma subito Aristotele le ha legate al corpo. L’identità va col corpo, fisica, anagrafica, memoriale.

È il corpo pieno. C’è un corpo vuoto? No, ma c’è quello smembrato nei particolari: il seno delle donne per esempio è estremamente vario, e il sedere. Le spalle anche, o il collo, e la caviglia.
Il corpo è vivo per natura. Ma c’è pure il corpo inerte. In sé è una massa, amorfa.

Non è peccato, secondo Bertoldo e il Talmud: l’uomo senza donna è un corpo senz’anima.
Gli atti dell’amore non sono belli, ma il corpo senza amore è brutto. La verginità fa belli nella puerizia in quanto carica di sensualità.
Anche il corpo non curato, raramente non è repellente.

Economia – Intesa come utilitarismo, diventa una religione con Marx. Con una strumentazione povera: l’avidità, lo sfruttamento, la violenza. Di cui tutti peraltro si pentono, negando, confessando, espiando. Come si richiede a una lettura agitatoria del reale - politica, sovversiva.
Il lungo appunto di Walter Benjamin nel 1921, “Capitalismo come religione”, ora tradotto integrale in Elettra Stimilli, “Il debito del vivente”, lo spiega in abbondanza. Partendo dalla fine, dalla dissoluzione aperta da Marx di ogni passione o azione umana nell’economia, alla quale Benjamin aderisce con entusiasmo. Delineandone, involontariamente, i limiti. Tanto più per essere l’economico inteso come capitalismo (classismo, sfruttamento). Limiti politici, anche se si innestano su una più realistica (vera) gnoseologia.
Benjamin è neofita apodittico: “Le cosiddette religioni”. Eversivo: “La prova di questa struttura religiosa del capitalismo, non solo, come conformazione condizionata religiosamente, ma come fenomeno essenzialmente religioso, condurrebbe ancora oggi sulla cattiva strada di un’enorme polemica universale. Non possiamo chiamare in causa la rete in cui ci troviamo. In seguito, tuttavia…”. Apocalittico: una religione cultuale, senza “una specifica dogmatica, una teologia”, e senza “giorni feriali”, di culto permanente e costante, e soprattutto “generatrice di colpa”: “Il capitalismo con ogni probabilità è il primo caso di un culto che non redime il peccato, ma genera colpa… Un’enorme coscienza della colpa, che non sa rimettere i propri debiti, ricorre al culto non per espiare in esso questa colpa, ma per renderla universale, per conficcarla nella coscienza ed infine e soprattutto per includere lo stesso dio in questa colpa, per interessare lui stesso alla remissione per espiazione”.
Al vertice del paradigma colpevolizzante Benjamin pone in questo appunto Nietzsche. Mentre assolve Marx, per aver trasformato la colpa in socialismo. Ma prima viene il positivismo (lo scientismo illuministico), e per esso Marx. Anche nella forma di un ateismo radicale, il materialismo e la storia. Marx avrebbe irriso una teologia della classe. Ma come tale è però possibile assumere la classe, e questo è avvento nei critici-entusiasti anni 1920. Max Weber si era spinto rischiosamente su questo terreno – più vi è stato, e vi è, spinto dalla polemica infra- e anti-cristiana. Ma il pozzo è stato aperto da Marx, un (il) capopartito.

Matrimonio - Politicamente (laicamente, femministicamente) scorretto, anzi osceno: una giornata di celebrazione di un atto erotico, anzi strettamente sessuale. L’uomo disincantato non ci può vedere che questo. Ma è l’istituzione probabilmente più antica, all’origine della famiglia. Istituzione anche questa politicamente scorretta, anzi insensata. L’una e l’altra sono però comuni a molti animali. E a molte religioni, anche politeiste e senza leggi o testi sacri, che matrimonio e famiglia considerano vincoli sacramentali, cioè benedetti.
Sancisce il passaggio dal caso alla volizione e all’applicazione, dal regime brado o erranza alla stabilità, all’insediamento, all’agricoltura, all’industria. E al possesso. Implica anche il passaggio dalla poligamia, nelle forme della poliginia e della poliandria, dell’accoppiamento occasionale, alla monogamia, ma non necessariamente - non in Cina, non a Roma, non nell’islam. L’ambizione tutta contemporanea di legarlo all’amore non può essere sanzionabile.

Sogni – Sono faticosi.
Sono in questo senso della natura della sensitività, della medianità.

Storia – La storia è unica in questo, direbbe l’astuto giurisfilosofo Schmitt, che una verità storica è vera una sola volta. Sostenne Carl Schmitt, l’“apocalittico antiapocalittico” di Jacob Taubes, in contesa con lo stesso Taubes sul concetto nuovo del tempo e della storia che si apre con il cristianesimo in quanto escatologia: “Il regno cristiano è ciò che arresta (kat-echon) l’Anticristo”. Si cambia il mondo con giudizio: “Per un cristiano delle origini la storia è il kat-echon, la fede in qualcosa che arresti la fine del mondo”. Spiega Taubes: “Solo attraverso l’esperienza della fine della storia la storia è diventata una «strada a senso unico», quale si rappresenta la storia occidentale”.
Perché occidentale? L’Urss non era Occidente, ma il suo kat-echon era proprio la fine della storia. La Russia è del resto infertile alla filosofia, il solo pensatore essendo Solov’ëv, il quale volentieri è mistico. Oggettivamente, la Russia antifilosofica era il posto giusto per la rivoluzione materialista e la fine della storia. Breznev, avrebbero detto Solov’ëv, Schmitt e Taubes, è l’Anticristo. E l’avrebbero fatto contento. Il problema della storia, questa storia, è che si legge al rovescio. Benché, se la libertà è ideologia, il sovietismo non è poi remoto.

zeulig@antiit.eu

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