Giuseppe Leuzzi
Fino a Stendhal e Balzac le “passioni energiche” vogliono “incantevoli donne del Sud”. La parola non era ancora anatemizzata..
Terzo Mondo
Molti temi del terzomondismo, benché perento, vengono ancora utili al Sud: lo sradicamento, per occupazione o emigrazione, la sudditanza, l’anomia. Ma uno singolarmente manca, il lato buono dell’imperialismo.
Quando gli inglesi introdussero in Sicilia nel 1812 la costituzione liberale, l’ambasciatore William A’ Court commentò (in Palmieri di Micciché, “Pensieri e ricordi storici contemporanei”, p. 314, uno dei pochi testi ancora buoni dell’Ottocento): “La felicità di un popolo dipende molto più da un’amministrazione piena e imparziale della legge che dalla porzione di potere politico che potrebbe toccargli in sorte”. Una posizione a fronte della quale l’imperialismo risulta buono, e la decolonizzazione sbagliata, a profitto di banditi di strada, ieri capetti, schiavisti, sanguinari, oggi capi sanguinari e ladri eletti dal popolo.
La costituzione liberale, l’unica che la Sicilia abbia avuto nella sua trimillenaria storia, fu imposta dagli inglesi. Il nostro, scriveva l’ambasciatore in un memorandum pubblico quando le truppe inglesi dovettero lasciare l’isola, è stato pur sempre “un intervento negli affari interni della Sicilia”.
Melma a Milano
Attorno alla Edison si è consumato un decennio di turpitudini. Tutte quelle legate alle liberalizzazioni, al mercato libero, in questo caso dell’energia, e agli investimenti stranieri come Milano li intende. Sono stati dodici anni di ricatti dell’acquirente francese, il colosso Electricité de France, da parte delle municipalizzate di Brescia e Milano. Facendo leva sul “no pasaran” antifrancese imposto al-dal superministro lombardo Tremonti. Anche se Edf avrebbe potuto dare a Milano, all’Italia e al mercato italiano dei capitali e dell’energia un altro andamento, a favore degli utenti.
Gli interessi di sottogoverno delle due città non sono mai stati messi in dubbio peraltro dalle banche, tutte milanesi, e dai loro giornali. Ora c’è un’intesa, una divisione: Edf cede alle due città le centrali elettriche, riunite nella società Edipower, e si sbarazza dei soci lombardi. Ma la storia naturalmente non è finita. Adesso Brescia litiga con Milano, i sue sistemi di sottogoverno sono concorrenti. Tanto più che Edipower è un boccone avvelenato: la legge di liberalizzazione che nel 2000 obbligò l’Enel e cedere le “Genco”, le generation companies (le centrali elettriche), impone anche ad eventuali acquirenti pubblici di disfarsene “entro cinque anni”, termine abbondantemente trascorso – Edison acquistò la sua Genco nel 2002.
Naturalmente perché questa è la natura degli affari a Milano. Edison ripete, in piccolo, il dramma del suo progenitore Montedison nella chimica. Anche il colosso chimico fu affondato dal gioco incessante di demolizione che a Milano fa le funzioni di mercato. Melmoso, squartatore, all’insegna dei piccoli interessi politici, di gruppi o fazioni. Legati a questo o quel gruppo di potere, banche, giornali, in grado di dispensare soldi e favori.
Sudismi\sadismi
Paginone leopardiano la vigilia di Natale, lirico, romantico, stuccoso, del Grande Giornalista del “Corriere della sera” Gian Antonio Stella sul “derby marittimo tra Genova e Savona”. In gara per la costruzione di un terminal container per conto della Maersk, perché faccia concorrenza a Gioia Tauro. Un terminal che non costa nulla, scrive il celebre articolista, anche se a Savona vogliono costruirlo su una enorme isola artificiale - da costruire. E anzi porta all’erario ogni anno 4,6 miliardi… Roba da non credere, e da leggere:
http://www.corriere.it/cronache/11_dicembre_24/a-chi-andra-il-superporto-dei-container-cronache-dal-derby-della-liguria-gian-antonio-stella_9b519b84-2e0a-11e1-8940-3e9727959452.shtml
L’unica punta critica l’articolista ce l’ha su Gioia Tauro, anzi due: 1) le portacontainer sempre meno vogliono trasbordare a Gioia Tauro, 2)“il tracollo di Gioia Tauro precipitato dal 23° al 40° posto” – nella scala di Stella?
Calabria
È stata latinizzata via Sicilia, per poco tempo. Era stata Magna Grecia a lungo, da Locri a Crotone e Elea, e poi fu neo greca, cioè bizantina, a lungo. E tale è stata quando fu l’ultima volta, si vede dalla toponomastica, i somatismi, il linguaggio, la mentalità
Annibale, reimbarcandosi per l’Africa, fece sterminare i mercenari che non vollero seguirlo. Che erano Bruzi. Sempre perdenti, i Bruzi sono un chiaro ascendente.
Si cantano “arie calabresi” nel racconto “Sarrasine” di Balzac, l’amore impossibile del castrato, oltre alle seguidillas spagnole e alle romanze napoletane. Il nome allora non era disonorevole, e anzi aveva una sua preziosità.
Sulle sette regioni climatiche nelle quali è suddivisa l’Italia la Calabria partecipa a ben tre, caso unico: la quarta (Basso Adriatico e Ionio golfo di Taranto), la 6 (Medio Tirreno) e la 7 (Ionio e Basso Tirreno). Da qui l’umoralità?
La Giustizia l’antropologo Vito Teti, direttore del dipartimento di Filologia all’università della Calabria, associa, nella presentazione alle poesie “Parole del tempo” di Lorenzo Calogero, a una tradizione locale: “da Gioacchino da Fiore a Francesco da Paola, da Campanella ad Alvaro e a concezioni presenti nel mondo popolare”. Il bisogno essenziale di una cosa (essenziale) che non c’è.
Italo, da cui Italia, è il re mitologico degli Enotri, nella tarda età del ferro. Gli Enotri, antica popolazione italica, erano stanziati all’epoca nella Calabria settentrionale e nel golfo di Taranto. Secondo Pausania e Dionigi di Alicarnasso gli Enotri giunsero dalla Grecia. Il Devoto opina che avessero origine balcanica, illirica, tra l’Epiro e l’attuale Albania. Antioco di Siracusa, Tucidide, Aristotele in più passi della “Politica”, Strabone e poi Virgilio nell’“Eneide” fanno di Italo il re buono della Calabria meridionale, limitata al Nord dai golfi di Squillace e Lamezia.
Non c’è calabrese che non s’intenda di acqua. Esperto, tignoso. Di acqua interna, dolce, potabile. Anzi di acque: di ogni sorgente volendosi conoscitore di ogni qualità organolettica, e miglior giudice di sapore, freschezza, alterabilità, digeribilità, Molti fanno viaggi periodici per riempire boccioni e damigiane, la provvista settimanale di acqua da bere e da bollire. In un Aspromonte altrimenti deserto, in prossimità di ogni sorgente non è raro incontrare una coda di macchine in attesa.
Lombroso, “In Calabria”, già nella prima edizione delle sue note, pubblicata nel 1862, parla d’acchito delle acque: “Eccellenti acque e buone fonti sulfuree”, che incontra un po’ ovunque, a Gerace, Cassano, Melissa, Cerisano, Palestrine, Fuscaldo, Sersale, Crotone, Strongoli, San Nicola, Pallagoia, Polistena, Feroleto, ferruginose a Parenti, Girifalco, Ameroni, Gasparrina, Olivadi, Pizzo, Centrachi, saline a Zagarise, sodiche purgative a Sellia, e genericamente termali a Sambiase, Guardia Piemontese e Gerace (Antonimina). Oggi non se ne sa nulla, eccetto forse Antonimina e Guardia. La pignoleria individuale è specchio dell’inettitudine generale?
Gramsci era arbëresh, albanese di Calabria. Di una famiglia di piccoli proprietari terrieri, originaria della città albanese di Gramsh, emigrata in Calabria nel ‘500. Il trisavolo Gennaro Gramsci è documentato nel Settecento a Plataci, paesino albanese presso Castrovillari. Suo erede è Nicola Gramsci, il bisnonno di Antonio. Di cui sarà figlio Gennaro, il nonno di Antonio, anch’esso nato a Plataci. Gendarme del Regno, Gennaro si sposerà a Gaeta. Il suo secondo figlio fu Francesco, che alla morte del padre, quando era ancora studente di legge, dovette cercarsi un lavoro e lo trovò a Ghilarza in Sardegna. Dove si sposò con la figlia dell’esattore delle imposte e piccolo proprietario. Il loro quarto figlio sarà Antonio.
leuzzi@antiit.eu
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