Appena accettata la formula tedesca dell’unione fiscale, il governo Monti si è preoccupato dunque di delimitarla. È questo il senso del memorandum, che il ministro Moavero ha reso pubblico, con tutti i paletti che Roma intende porre a Berlino al prossimo vertice europeo tra un mese. L’applicazione dell’accordo del 9 dicembre, quello che subì il veto di Cameron, obbligherebbe l’Italia a ridurre ogni anno il debito di 50 miliardi, e questo semplicemente non è possibile. La pubblicazione del memorandum è intesa ad attivare una indispensabile, difficoltosa, azione diplomatica volta a “interpretare” i termini dell’accordo.
Il sì a dicembre è stato dunque un errore di calcolo dei professori? Può essere. Sicuramente il ripensamento rientra nell’ottica di Monti, che è germanofila per Realpolitik, dovendo riconoscere i veri rapporti di forza, ma idealmente e dottrinalmente è più inglese. La cessione di sovranità, in nessun quadro costituzionale o istituzionale di garanzia, non può andare bene per Monti, come per Cameron, già prima dell’impossibilità pratica per l’Italia di ridurre il debito ogni anno di 50 miliardi.
Ciò può andare bene alla Polonia, che è sempre in lotta per la sopravvivenza con la Germania. Può andare bene anche alla Francia, che non vuole e non può rinunciare all’illusorio asse o duummvirato con la Germania. L’Italia invece punta a u’adesione larga si suoi paletti da parte dei paesi piccolo-medi del’Unione, a partire dall’Olanda.
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