L’apporto principale della Fiat sarà il suo amministratore delegato Marchionne. Per il resto, dovesse la trattativa con Peugeot andare a buon fine (più esattamente: decollare, una trattativa non è in corso, Peugeot spende Fiat-Chrysler come nome dello schermo), il gruppo italiano sarebbe sempre più straniero, con un ruolo ridotto e in contrazione per i marchi Fiat veri e propri. In relazione alla contrazione del mercato italiano, e della quota Fiat in questo mercato, che è il maggiore del gruppo torinese, e alle contestate condizioni della produzione in Italia.
Il gruppo francese ha problemi di produzione in Francia ancora più ardui di quelli della Fiat, avendo delocalizzato poco. E per questo cerca un accordo internazionale. Ma apporterebbe alla joint-venture o fusione una larga fetta del mercato europeo, con 3,5 milioni di auto vendute. Le sue entrature nel mercato cinese, quello in maggiore spansione. E alla Chrysler, ipoteticamente, che ne è alla ricerca per un mercato americano sempre più “verde”, la sua tecnologia ibrido, molto avanzata (Peugeot-Citroen accoppiano l’elettrico alla motorizzazione a gasolio).
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