mercoledì 4 gennaio 2012

Il modello tedesco

Angela Merkel celebra un anno fausto, con un aumento del pil, l’unico in Europa, e dell’occupazione. Ma perde tutte le elezioni. Non senza motivo.
Portata a esempio oggi in Italia di sana rigidità, quasi una reincarnazione della Thatcher, Angela Merkel ha fruito nel 2011, e fruirà si spera nel 2012, della cosiddetta “Agenda 2010” messa a punto nel 2003 dal governo socialista di Schröder che l’ha preceduta – e che per essa ha perso le elezioni. La cura Schröder si basa su un allargamento della domanda di lavoro di un buon sesto. È questo l’effetto dell’aumento dell’età pensionabile dai sessanta ai settant’anni. E sull’espansione dei bassi salari, sotto i mille euro al mese. In un paio di milioni di casi sotto forma di part-time, per cui si lavora mezza giornata, con un’integrazione federale del salario (una delle spese non contabilizzate nel debito pubblico, che fu all’origine tre mesi fa dell’allarme sul debito reale della Germania lanciato da “Handelsblatt”, il “Sole 24 Ore” tedesco). I bassi salari erano un sesto del totale dei salari otto anni fa, sono un quarto oggi.
È tutto qui, incidentalmente, il divario di produttività accumulato nel decennio 2000-2010 dall’Italia nei confronti della Germania, che spesso si cita nei talk-show: trenta punti. I salari medi italiani, pur in diminuzione, sono in aumento rispetto alla produttività tedesca: nei dieci anni dell’euro, i costi per unità di prodotto sono aumentati del 9 per cento in Italia, e sono diminuiti del 17 in Germania. In parte per effetto di una diversa modulazione e intensità degli investimenti, ma nella parte maggiore per il forte divario nel costo del lavoro.

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