I toni compiaciuti sono spariti, all’improvviso è tutto e solo allarme in Germania. Che ora ha fretta di varare le misure europee anticrisi subito e non più a luglio, forse già al vertice di fine mese. La Grecia verrà salvata. Si parla apertamente di dare via libera alla Bce per calmierare i mercati nel termine immediato con la sua liquidità. Mentre si vuole accelerare, insieme con il patto fiscale, il lancio del Fondo di stabilità. E si incrementano le pressioni sugli Usa perché rafforzino il Fmi.
L’urgenza viene giustificata col fatto che il patto fiscale e il Fondo di stabilizzazione dovranno essere approvati dai Parlamenti nazionali. E senz’altro è intesa a influire sul voto del Bundestag. Ma al fondo c’è un netto peggioramento in Germania di tutti gli indici, che ha indotto all’abbandono del trionfalismo per il 3 per cento di crescita economica ottenuto nel 2011. A spese, ora si riconosce, dell’eurozona – il trionfalismo si è giovato largamente e a lungo dell’argomento “solido Nord” contro “improvvidi latini”.
La crisi dell’eurozona indebolirà le esportazioni tedesche, che già sono ferme da quattro mesi. Ci saranno chiusure con licenziamenti di lavoratori qualificati. La domanda interna, che nel 2011 ha contribuito per due terzi all’aumento record del pil, quest’anno sarà, al meglio, piatta. La componente estera, che nel 2011 ha contribuito per tre quarti di punto alla crescita del pil, avrà un impatto negativo, fra mezzo punto e un punto di pil. La crisi di Commerzbank, il secondo gruppo del paese, rivela che tutto il sistema bancario europeo va in crisi con l’eurozona.
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