È tesi non peregrina di Pirenne, lo storico belga, che l’Europa si sia rinchiusa nel feudalesimo (frammentazione, guerra di tutti contro tutti) in conseguenza della chiusura del Mediterraneo. Della frattura del Mediterraneo fra un Nord cristiano e un Sud mussulmano, nemici inconciliabili. È quello che è avvenuto nel primo decennio del millennio su altri presupposti, un Nord Europa “nordico”, nella nuova-vecchia terminologia tedesca, e un Sud Europa “latino”. Con una differenza.
Nel Medio Evo la chiusura si determinò per il bilanciamento fra i due opposti mondi, nessuno di quali fu in grado di prevalere, e ricostituire l’unità. Mentre oggi non c’è dubbio che il Nord abbia prevalso sul Sud. In parte surrettiziamente, attraverso la retorica e i regolamenti dell’Unione monetaria, in parte con la scoperta ideologia, o del “destino manifesto” – Germania “über alles” non si può più dire ma si fa. Ciononostante, la partita resta come impattata. In un bilanciamento delle forze e nella reciproca chiusura, anche se non dichiarata.
Bisognerà aggiornare la dottrina di Pirenne? La rifeudalizzazione come segno della pax germanica? Della costante incapacità tedesca di assumere un ruolo imperiale, se non nel senso del gretto tribalismo.
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