Si scoprono a Roma i Casamonica, una potente famiglia di rom sinti provenienti dall’Abruzzo che da tempo controllano e tengono in soggezione gli affari dell’area sud-orientale della città. Straricchi, stravaganti e straviolenti, attivi nei furti, nella droga e nel pizzo. Noti da alcuni decenni a tutta la città – il romanzo di Astolfo, “Vorrei andarmene ma non so dove”, in via di pubblicazione, ne tratteggia così un momento di splendore trentasette anni fa: “La cresima della principessa Casamonica s’è tenuta, la figlia del re degli zingari. Ha officiato il cardinale Casaroli. A San Giovanni in Laterano. Si è quindi formato un corteo per Villa Miani, il cardinale in carrozza bombata, con fregi e volute, molto barocca, trainata da sei cavalli bardati su per i tornanti del monte Mario, seguita da Bentley, Rolls Royce e Cadillac. La madre della cresimanda Il Tempo fotografa in scarpine rivestite d’oro, con fiocchetti d’oro fino”.
Solo i carabinieri non lo sapevano? E la Guardia di Finanza? Erano fra i mille contribuenti più ricchi di Roma? Fra i primi centomila? Pagavano qualche tassa, magari il bollo auto delle Ferrari e le Maserati? O è vero quello che si è altrettanto sempre saputo, che il clan manteneva l’ordine nel malaffare? Assicurandosi un occhio benevolo della giustizia in cambio della collaborazione nei casi eccellenti (terrorismo, grande violenza, furti a personalità)? Il ruolo a cui la mafia ambirebbe, di agente dell’ordine.
venerdì 27 gennaio 2012
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