giovedì 5 gennaio 2012

Ombre - 114

Di Frederick Seidel, il poeta americano famoso per le sue Ducati (prima di Valentino Rossi?) la “London Review of Books” dell’1 dicembre pubblica la poesia “Rome”. Che così si conclude: “L’eccitazione monta finché la repubblica italiana diventa isterica\ L’orgasmo è un’aria d’opera italiana di vanteria e brina” - il corsivo è in italiano nella versione originale.

A Berlino a Natale si poteva pagare in marchi. Le bancarelle al mercato di Alexander Platz rassicuravano: “Qui si può pagare in marchi tedeschi. Un euro = due marchi”.

La Corte Costituzionale deciderà sui referendum elettorali tra dieci giorni. Ma la sua decisione è già sui giornali. Questi dieci giorni che mancano all’annuncio se li prende di vacanza?

Grave scandalo perché un vicecapo della polizia dice in Parlamento che le camere di sicurezza non sono attrezzate a fare da prigione. Le ministre dell’Interno e della Giustizia dicono che non è vero. Ne hanno mai visto una? Perché Napolitano c’impone queste persone a ministre? Perché c’impone questi gravi scandali?

Un professor Giovannini fa uno studio comparato di retribuzioni e rimborsi spese parlamentari in giro per l’Europa. Per dire che i parlamentari italiani sono strapagati. Lo manda anche a mezzo mondo ma non al governo che glielo ha commissionato (era il governo Berlusconi, ma un governo c’è pur sempre) e alle Camere. Poi lo definisce un papocchio: le voci non sono comparabili. Questo stesso professore è presidente dell’Istat, l’istituto nazionale di statistica.
Si capisce perché l’Istat dica da dieci anni che non c’è l’inflazione: dev’essere un disco rotto.

I candidati repubblicani alla presidenza americana sembrano tutti improbabili a un europeo. Bachmann non vuole le tasse federali e la riforma sanitaria. Santorum è un “creazionista”, benché cattolico, un anti-Darwin. Paul è antistatalista al punto di rifiutarsi di ritirare la pensione. Romney e Gingrich sono manager e consulenti finanziari. È anche questo un teatrino della politica, ma quanto meno noioso.

Ottanta agenti del fisco a Cortina per San Silvestro, con diaria onerosa e straordinario festivo. Per accertare che alcuni possessori di Suv e Supercar dichiarano redditi bassi. Non l’avevano accertato prima? Bisognerebbe metterli dentro: accertare la proprietà di Suv e Supercar dovrebbe essere automatico alla registrazione al Pra.

C’è sdegno per i ricchi di Cortina: i grandi giornalisti dei grandi giornali li vorrebbero tutti ar gabbio. Anche se loro pure vanno tutti a Cortina, specie se invitati.
È tanto lo sdegno che lì si esaurisce. Non ce n’è infatti per il banchiere superministro Passera che obbliga mezzo milione di vecchietti ad aprire, gestire e pagare un conto corrente per avere i soldi della pensione – che diventeranno due milioni fra qualche mese.

Le Poste tornano a non consegnare più le cartoline – la corrispondenza dichiaratamente privata – ed erraticamente le lettere. La scoperta delle Poste americane fu la grande meraviglia del dopoguerra, e del grande film di Jacques Tati, “Giorno di festa”. Era una delle tante scoperte della liberazione? Ma le Poste funzionavano alla stessa maniera, prima della guerra, anche in Europa e in Italia. E anzi un secolo fa, prima della Grande Guerra: le lettere arrivavano. Il giorno dopo in tutte le corrispondenze famose, quella di Pascoli per esempio, da un borgo della Garfagnana interna a un borgo della Romagna.

Lo sceicco Al Khalifa, che assiste all’allenamento, su una sedia di plastica, tra Leonardo e Ancelotti, mentre la squadra sfila di corsa, in assetto atletico, in (quasi) allineamento, sul prato sintetico, sotto un cielo grigio. Il quadretto della la corte dei tempi moderni, dollari e plastica.

Incisiva, illuminante, memorabile, tutta da leggere la brevissima storia del calcio di Paolo Casarin sul “Corriere della sera” martedì: “Lo show a tutti i costi”.

La società Autostrade a ottobre affiggeva ai caselli un cartello: “L’aumento ingiustificato dell’Iva ci costringe a un aumento delle tariffe”. L’iva aumentava dell’1 per cento, le tariffe del 2. Ora Autostrade aumenta le tariffe del 3,5 per cento, anche se l’Iva aumenterà fra sei mesi. È un premio per la resistenza autunnale? Questo aumento si fa e basta, senza cartelli indignati. E senza proteste.

In nessun articolo del “Corriere della sera” su don Verzé e il gruppo San Raffaele si dice che Rotelli è il primo azionista del giornale, non sgradito.

Si leggono cose assurde in morte di don Verzè. Con i vituperati Craxi e Berlusconi ha potuto fondare il san Raffaele (ospedale, università, centro di ricerca), di cui tutti dicono bene. E dunque dove sta il bene e il male? Chi ha crocefisso quest’uomo senza accusarlo precisamente di nulla?

I cronisti giudiziari del caso don Verzè e i loro giudici non inventano nulla, il canone dell’accusa non è nuovo. Tra le due guerre fu usato contro padre Pio: profumi di marca, dolce vita, abusi sulle figlie spirituali, tesori nascosti. Ma è più antico, dell’anticlericalismo.

Yanukovich ha fatto arrestare e condannare la sua rivale Timoshenko alle elezioni presidenziali del 2010 con l’accusa di avere svenduto l’Ucraina alla Russia. Ma non era Yanukovich l’uomo dei russi nella saga dieci anni fa della “rivoluzione arancione”, contro l’eroe Yushenko? Che ci raccontano gli americani? E perché noi ci crediamo?

Angela Merkel ha prodded Napolitano a cacciare Berlusconi, lo ha spinto, stimolato, come insegna Pino Sarcina sul “Corriere della sera”, o si è solo detta preoccupata per l’Italia? Napolitano, un atto di coraggio, per una volta dica la verità: mi sono arreso a Milano.

Lele Mora, che non ha ammazzato nessuno ma sta in carcere malato, e i giudici di Milano (ma sono tutte donne) che dicono che sta bene e che sta meglio in carcere, beh, Milano ogni tanto si scopre.

Va all’asta a Milano l’ospedale di don Verzé. Finalmente si capisce perché quest’uomo è diventato all’improvviso un lestofante.

“È difficile giudicare quel che accadeva allora”, dice il presidente della Einaudi Cerati a Simonetta Fiori su “Repubblica”, degli anni 1950-1955: “Stalin era quella roba lì, il laudatore dell’uomo semplice” – secondo una stampa agiografica appesa alla parete dell’ufficio, nota l’intervistatrice. Una rivalutazione di Stalin? Potrebbe essere un filone di mercato.

La vedova Sanguineti è per Marta Vincenzi, sindaco di Genova, e contro Roberta Pinotti, senatrice. Tutt’e tre le signore sono democratiche ex Pci, ma di due correnti diverse. Se la candidatura a sindaco andrà alla Pinotti, la vedova Sanguineti non donerà al Comune la preziosa biblioteca del marito. Novità? Beh, una c’è: una volta la faziosità era negata.

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