Alla vigilia del vertice Ue che ha varato l’unione fiscale, si è tenuto a Berlino il Congresso della Spd, il partito socialista tedesco. Il decano dei socialisti tedeschi Helmut Schmidt, ex cancelliere, 93 anni, ha criticato con asprezza la politica della Germania First. Questo il punto centrale del suo intervento, che non ha avuto all’epoca alcuna eco in Italia:
“Gli attivi tedeschi non sono altro che i passivi degli altri stati europei. I diritti che invochiamo i loro debiti. È una violazione di quanto abbiamo seminato sulla base ideale della «bilancia esterna». Questa violazione non può che spaventare i nostri partner. Se soccombiamo alla tentazione di dominare gli altri, i nostri vicini si ergeranno contro di noi. Le preoccupazioni di una periferia attorno a un nucleo centrale troppo forte dell’Unione europea tornerebbero rapidissimamente. Con la probabile conseguenza della paralisi per l’Europa. E dell’isolamento per la Germania”.
L’ex cancelliere ha chiesto “più ambizione”, ma nel senso di “più solidarietà, meno arroganza”. Sul presupposto che l’Europa si attende dalla Germania una funzione politica pilota, ma in un’ottica europea e non nazionale. Che tanto più potrebbe pesare sulla Germania, ha aggiunto, perché “evoca cattive memorie”, il passato è ancora doloroso. “La Germania è cresciuta con l’Europa e grazie all’Europa”, ha aggiunto.
Schmidt ha difeso l’euro, che ha assicurato più stabilità di quanta ne ha assicurato il dollaro o ne assicurasse il marco. Ha definito “punitivo” il nuovo trattato fiscale che si stava per adottare. E, qui con asprezza, ha attaccato la Commissione di Bruxelles e “tutti coloro che fanno” oggi l’Europa, accusandoli di attentare alla democrazia. Si è scusato di non avere fatto abbastanza, quand’era cancelliere, per rafforzare il Parlamento europeo. E ha chiesto a Martin Schulz (il “nemico” di Berlusconi) d’impegnare a questo fine il partito e i socialisti europei.
Schulz ha convenuto, con l’ormai noto stile categorico: la Commissione europea, ha detto, ha cessato di esistere, facendo e disfacendo i governi, come in Grecia e in Italia, si è trasformata in un congresso di Vienna, in testa il duo Merkozy.
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