martedì 10 gennaio 2012

Secondi pensieri - (87)

zeulig

Bellezza - Vedere è tutto, vedere la bellezza. Anche se i poeti innamorati, Dante, Petrarca, Shakespeare, Ronsard, sembra non l’abbiano mai veduta. E von Platen: “Chi guarda la bellezza con gli occhi si è già consegnato alla morte”. O Borges, che non è mai stato innamorato: “La bellezza è fatalità più che la morte”.
Già Omero spiega che la bellezza non è legata al possesso, solo ai sensi, la vista, l’olfatto, l’udito. Il possesso vero essendo non delle cose ma delle anime, cioè del corpo. La bellezza per questo resta intatta al diavolo e ai santi, o alle ninfe, mentre il possesso è carico d’ignoto, è una sfida che si rinnova.
L’Origine della disuguaglianza Rousseau conclude triste: “A che serve la bellezza dove non c’è amore?” È come dare l’ingegno, si risponde, a chi non parla, l’astuzia a chi non traffica. Non c’è merce senza scambio, né significato, delle cose o delle persone.

Corpo - È Cristo, Cristo è anzitutto un corpo. E non c’è più nudo che nelle immagini sacre cristiane, per i pittori il corpo racconta meglio l’anima. Anche per gli scultori.
L’anima in realtà è nel corpo, noi lo sappiamo, che siamo cresciuti con le giaculatorie della Madonna e dei santi, e il corpo di Cristo. Descartes fu vittima di Platone, che, uranista pentito, fece del corpo la prigione dell’anima – come la mistica fascista.
È il nodo della conoscenza, inestricato: il corpo, la materia, il mondo. È l’estraneità dell’essere quale è, materiale. È l’eredità, il sangue, il passato che non passa, con tutto ciò che questo implica di fatale, quindi obbligato.
È lento: si dice del pensiero che fa in ore più di quanto il corpo possa in anni. Ma il pensiero non può farne a meno, è sempre organico.

È il grande rimosso di Freud – l’anatomia è per Freud , raramente, una possibilità.
La psicanalisi è l’unica medicina che fa a meno del corpo – per essere analista giustamente non è necessario essere medico.
Si può dire per questo motivo Freud, che pure volle essere e fu scientista positivista, un idealista integrale. Quello per cui il mondo è dell’anima, il linguaggio specchio di se stesso.

Un corpo è un corpo con l’anima. John Donne ne è certo, il “venerabile pruriginoso” di Montale, che fu teologo e metafisico, all’epoca di Descartes: “I misteri d’amore crescono nell’anima,\ma è il corpo il loro libro”. O: “As souls embodied, bodies unclothed must be to taste whole joys”, come le anime nel corpo, i corpi devono spogliarsi per godere interi i piaceri.
Dimora incredibile per un ospite limitato, “Incredible the Lodging\But limited the Guest”, trova magnifico il corpo perfino la Dickinson. Già Ugo da San Vittore, di Dante mèntore, lo certifica: dei quattro modi di amare, “Carnem carnaliter, Carnem spiritualiter, Spiritum carnaliter, Spiritum spiritualiter”, solo in uno la carne non c’entra. Ogni anima impara dalla carne, direbbe Yourcenar, se si danna solo con essa. Voltaire fa il prudente: “Possediamo il moto, la vita, i sentimenti e il pen-siero senza sapere come, non sta a me decidere cosa l’Onnipotente non può fare”. Ma hanno ragione i libertini, è lo spirito a insozzare la carne.
Wittgenstein sostiene di no: “L’idea dell’io che abita in un corpo va abolita”. Un attimo di malumore per lo specialista dei giochi (“se tutte le pedine si somigliassero come si saprebbe chi è il re?”), benché si chieda anche, enfatico: “È impensabile una filosofia che sia all’opposto del solipsismo?” Certo che no, c’è filosofia in tutti i 360 gradi del cerchio, corpi compresi. Anzi, diametralmente all’opposto del solipsismo c’è proprio la materia. Lo stesso Descartes, di cui il pensiero scisso dal corpo fu la scoperta, intelligenza profondamente religiosa, immateriale, autono-ma, singolare, fu personalmente vispo, e non soltanto fame, sonno e dolore, pure il piacere sentì nella carne.

Il corpo è la biblioteca del mondo, se ogni cromosomo contiene quattromila volumi di cinquecento pagine.

Il disprezzo del corpo è inteso ed esercitato quale segno di purezza. Delle vestali e dei martiri cristiani. Ma valeva pure per Nerone, il primo persecutore dei martiri. Cristiani. Come è vero per Hitler, che spregiava gli uomini, morti o vivi gli erano indifferenti. E per Stalin. Per il terrorismo di Stato. Il motivo vero resta dunque da trovare. Se non è in questa tratto comune: il rifiuto della vita – per l’estetica, la razza, la rivoluzione, che tutte si vogliono assolute.
I martiri testimoniano la fede con il corpo.

Inconscio - È di Freud. E in Freud è l’indefinito.

Matrimonio – È argomentato poveramente dalla filosofia, Schopenhauer, Russell, Rensi, filosofi che l’avevano in odio, e dallo stesso Plutarco. Pur essendo materia prettamente filosofica, prima che legale. Non è mai tema delle filosofe donne, Nussbaum, Irigaray, Zambrano, Weil, Salomé, pur essendo strettamente legato alla questione femminile.

Metello Numidico, che fu allievo di Carneade in Grecia (almeno uno ce ne fu), e combatté e vinse la guerra contro Giugurta, ma fu sconfitto poi dal democraticismo di Mario, trovò il tempo da console di dissertare sul matrimonio. Al quale non trovò alcuna ratio, se non come “affare di stato”, per l’interesse pubblico alla procreazione. In sé, disse, è un male.

Sogni – “L’elogio dei sogni” di Wisława Szymborska è di sogni non sognati. Così divertenti sono i sogni a occhi aperti.

Storia – È Itaca, l’insofferenza del ritorno. È nostalgia del ritorno, e insofferenza.

“Come l’uomo procede con la storia”, direbbe Schopenhauer, “lo mostra la schiavitù, il cui scopo è zucchero e caffè”. Qual è stata la storia - lo scopo - del comunismo sovietico? Potrebbe essere quella del diabolico Bierce, la storia come racconto, in genere falso, di eventi, in genere inimportanti, fatto da governanti in genere furfanti, e soldati in genere folli. Tanto più se, come Tocqueville vuole, la storia è un museo con pochi originali e molte copie. Dio non può alterare il passato, spiegano Aristotele e Samuel Butler. Ma gli storici sì, che sono il cuore del materialismo. La ricetta è nel “1984” di Orwell: chi controlla il passato comanda il futuro, e chi comanda il futuro conquista il passato.

zeulig@antiit.eu

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