Quattrocento agenti del fisco, annunciano i giornali fieri, ieri sera a Napoli hanno setacciato 114 bar. Setacciato per dire che sono stati inflessibili. Anche se i baristi, prevedibilmente, hanno emesso gli scontrini. Tanto più che pagano le tasse in base alla fascia di reddito presunto nella quale sono stati collocati, o si sono potuti collocare. Magari contenti perché possono, come è stato fatto per esempio a Roma, aumentare la tazzina del caffè di dieci centesimi.
Continua così la caccia all’evasore. Che per ora è però solo cara: quattrocento funzionari che lavorano la domenica sera si pagano il triplo, con lo straordinario festivo notturno. Napoli la domenica sera infatti non è un’eccezione. I funzionati ci hanno preso gusto, e vanno a “setacciare” i bar il sabato e la domenica sera, le vigilie, le feste comandate, per via degli straordinari. I giornali fanno il tifo, ma questa modalità di caccia all’evasore potrebbe alla fine risolversi in un aggravio del debito, oltre che per i consumatori. Tanto più che l’evasione non è quella degli scontrini fiscali, che non sono controllabili, il commercio paga in base agli studi di settore.
Il terribilismo fiscale si completa con l’emissione, è stato calcolato, di un decreto ogni cinque giorni da tre mesi a questa parte. Tutti sulle modalità e i termini di pagamento, e non sulla valutazione dei redditi e\o delle aliquote. Mentre l’evasione fiscale, quella vera, delle diecine di miliardi, è un fatto di regole e eccezioni alle regole. Nonché dell’economia in nero, a Napoli e non solo, che si è sempre convenuto, almeno finora, di non far emergere. Tutte cose che Monti sa meglio di ogni altro.
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