sabato 25 febbraio 2012

Il Medio Oriente deve bruciare

Ufficiali americani che bruciano il “Corano” e lo fanno vedere non è un errore non voluto e non è una sventatezza – anche se lo fosse. È una maniera semplice per lasciare l’Afghanistan nel caos, se non in mano dei talebani. Alla vigilia del ritiro delle truppe Usa e Onu è riaccendere una delle tre micce che bruciano il Medio Oriente – le altre due sono l’Iran e la Palestina. Per la Farnesina la lettura è univoca, e non è una novità.
Nel corso di questi dieci anni di guerre nell’arco della crisi la diplomazia italiana non si è fatta illusioni sulla volontà effettiva degli Usa di pacificare e governare il Medio Oriente. L’Italia avrebbe seguito le decisioni di Washington nell’unico obiettivo di tenere stretti i contatti con la superpotenza americana, specie nei due interventi successivi all’11 Novembre, in certa misura risarcitori. L’inconsistenza dei regimi trapiantati in Afghanistan e Iraq non sarebbe l’effetto di un’incapacità militare, politica o diplomatica americana, bensì di un disegno complessivo tendente a mantenere l’area insieme sotto controllo e sotto tensione. Che si fa risalire alle linee di politica estera delineate da Kissinger nel 1973, alla vigilia della nomina a segretario di Stato (e della prima crisi del petrolio), con l’intento di condizionare l’Europa allora, oggi i mercati mondiali, attraverso il mercato dell’energia.

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