Un film sorprendente. Per un autore neo realista: gli ingredienti del racconto di Elena Ferrante sono infatti quelli, povertà, abiezione, intrallazzo, cattiveria, ma montati vigorosamente, per il piacere del racconto. E per un autore italiano: non c’è l’indigeribile autocompiacimento, o vittimismo, che condiva le stracche vicende neo realiste.
Un film che confermava a Cannes, nel 1995, l’abilità narrativa già esposta vent’anni fa in “Morte di un matematico napoletano”, Caccioppoli. Dopodiché Martone è entrato nel cono d’ombra.
Mario Martone, L’amore molesto
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