Gli scandali-non-scandali che si succedono a Roma nella sanità sono schegge della disintegrazione del Msi-An. Avviata da Storace contro Alemanno e Polverini, e ora, più insidiosa, da Fini contro Alemanno e Polverini, nonché tra questi due, il sindaco e la presidente della Regione. Alla vecchia maniera democristiana, cioè con scandali finti, destinati a sgonfiarsi. Anche se ora più temibili, perché Fini conta molto nella Procura romana – in questo senso è l’erede di Andreotti.
La foto rubata al San Camillo già s’è sgonfiata – il massaggio cardiaco a un paziente sulla barella a terra è la prassi all’emergenza, e il paziente è stato comunque salvato. Al Policlinico la Procura finiana è scesa in campo contro la volontà e le testimonianze dei congiunti stretti della malata di Alzheimer in barella al Pronto Soccorso per quattro giorni con i polsi legati – figlio e marito si affannano a ribadire che la malata è stata oltremodo ben accudita. Lo “scandalo” è stato denunciato dai senatori Marino (Pd) e Gramazio (ex Mis-An) su input interno dallo stesso Pronto Soccorso, in ostilità al direttore generale del Policlinico, polveriniano.
Le ostilità puntano per ora sull’immagine di Alemanno, che vuole ricandidarsi alle comunali fra un anno, e si sa già che non finiranno qui. Anche se Alemanno sembra non rendersene conto: ha, non da ora, la grande città meglio amministrata d’Italia (è l’unica che al censimento ancora cresce), ma s’è fatto ridicolizzare sulla neve – che a Roma è stata una festa – e ora sulla sanità.
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