La novità non è la condanna, scontata. Ma la modalità come è recepita. Condannare uno attraverso la prescrizione è una novità totale, Milano si conferma la capitale dell’innovazione. A opera della quota rosa, di cui sempre Milano è l’avanguardia: ci sono sempre tre giudici donne contro Berlusconi.
Oppure no.“Troppe prescrizioni per Berlusconi: non saranno un mezzo per condannarlo senza giudicarlo – giudici maliziose?”, notava questo sito qualche tempo fa, non senza malizia. E dunque, se la cosa era stata detta, la novità è relativa. La vera novità, dell’assoluzione con condanna per Berlusconi a Milano, è che la pace giudiziaria che il gentile Napolitano gli aveva fatto balenare, d’accordo con Bazoli, il patrono del governo “tecnico”, si è rivelata presto inconsistente. Non passa giorno ormai che Berlusconi non abbia un nuovo processo – se ne stanno facendo anche due per gli stessi reati, a Milano e Roma, a Milano e Bari. Ora anche per le case, che nessuno sa quante siano, anche lui si confonde. La Consulta lo boccia in continuazione. La Procura di Roma dei nemici Fini (Ferrara) e Bersani (Pignatone) gli sta alle calcagna. E dunque, ecco la novità, Berlusconi infine si prescrive da se stesso, si proscrive: non si candida più a niente.
Ma non ci lascia, non si può dire: purtroppo Milano non ci libera mai di se stessa, anzi lo proscrive per meglio riprendersi la scena. Frou-frou sempre e incostante, la velina dell’Italia centocinquantenaria – una escort si può dire in muratura, di quelle con le gambe strette cui ci ha abituati Berlusconi, che ci distruggono nel mentre che ci distraggono: in sequenza Milano da bere, le modelle, la cocaina, Bossi, Berlusconi, il gossip, lo shopping, Mani Pulite che invece sono sporchissime, il Milan e l’Inter, ora la Bocconi e le banche. Berlusconi non scompare. Si consola col Milan, che in effetti non lo tradisce. E potrebbe ambire comunque a un primato politico se batterà il record di Andreotti – un altro record dopo quello delle vittorie elettorali, nazionali, regionali, comunali che sono ormai un mesto ricordo: quello dei processi. Senza essere condannato beninteso: Andreotti ne subì 41 – o 43.
La verità è che nulla è cambiato, con Berlusconi e senza. Perfino i riti sono, sfrontatamente, gli stessi, ad arguire la Seconda Repubbica sono rimasti solo alcuni giornalisti attardati, e i soliti mestatori, un tempo detti “poteri occulti”. Sostituito Berlusconi con Monti, vecchia procedura, con le solite maggioranze variabili-invariabili, gli inciuci, le pastette, e il solito copione da burla delle ascese e discese dal Quirinale a titolo personale, in delegazione, in massa, e anche se fosse come i suoi nemici vogliono, che l’“era Berlusconi” è finita, in realtà nulla è finito perché nulla era cominciato, nulla di nuovo. La Seconda Repubblica sarà stata nella storia un’invenzione di comodo per alcuni giudici in carriera. C’è ora Monti al governo di decantazione, come c’era Ciampi vent’anni fa, ma non di decontaminazione. I cattivi umori che non hanno mai smesso di insidiare la Repubblica – il governo, le Camere. A opera della stessa politica, dei giornali spazzatura, dei Procuratori gagà, della giustizia da parrucchiere in minigonna, con pettegolezzi e indiscrezioni sapide. Se non è peggio: c’è la disoccupazione. E c’è, in controtendenza col resto del mondo, la recessione. Per la prima volta si può anche dire, per l’Italia – i precedenti, nel 2008-2009, furono dovuti al crack occidentale.
La prescrizione-proscrizione è arrivata nel ventennale (i numeri infausti sono ventennali in Italia?) di Mani Pulite, e questa è tutta la giustizia a Milano. Che Milano esercita sull’Italia nel nome dell’Italia. Lo stesso procedimento negli Usa, per dire, si sarebbe intitolato “the State”, o “the Usa” contro (versus) Berlusconi. Anche in Germania, più o meno la procedura è uguale. Quelli di Milano sono processi di questo o quel Procuratore contro Berlusconi. Non per condannarlo e mandarlo ar gabbio ma per venire loro stessi sul giornale – siamo nel 2012 ma si pensano sempre nel racconto di Gogol’. I giudici giudicanti, che a Milano più spesso sono donne, ci stanno per la figura, è da tempo che non si fa un vero processo a Milano: i sei o sette contro Sofri, tutti decisi prima del dibattimento, questi trenta a passa contro Berlusconi, o i processi (che non si sono fatti) per le ruberie e i fondi neri alla Rizzoli-Corriere della sera, per le intercettazioni Pirelli-Telecom (todos caballeros), per il collocamento Saras, per la vendita della Sme – il vero processo Sme, non quello al solito Berlusconi che la Procura di Milano ha impiantato per occultarlo.
Milano arriva alla condanna attraverso la prescrizione sulla fede di un Procuratore che senz’altro è un uomo onorevole, poiché lo assicura il Csm, una ghenga di veri gentiluomini. Ma se ne andò in vacanza nel 1992, per i due mesi che allora toccavano ai poveri giudici, senza l’interrogatorio di garanzia a un certo Cagliari, che poi si suicidò a San Vittore. Si dice per il caldo asfissiante che a luglio ci soffriva – gli altri detenuti infatti li avevano mandati in vacanza… (la lettera di addio di Cagliari è in lettura su internet, e dice cose diverse, ma si sa che i suicidi sono bugiardi: tra l’altro ci impiegò dieci giorni a suicidarsi, la lettera la scrisse il 10 e si uccise il 20).
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