Ma chi aveva in mente Pietro Citati sul “Corriere della sera” una settimana fa indicando “la generazione letteraria del 1910-1924” come “la più ricca e feconda apparsa da secoli nella letteratura italiana” (venerdì 9 marzo, “Dan Brown, Coelho, Faletti: bestseller da non leggere”)? Stando alla fede, finora incontestata, di Wikipedia sulle date di nascita, non molti sembrano quelli che Citati includerebbe in un’antologia del secondo Novecento, o in una storia della letteratura. In dettaglio:
1910: Flaiano, Tobino, Annie Messina.
1911: Irene Brin, Camilla Cederna, Alba De Céspedes, e Scerbanenco.
1912: Italo De Feo e David Lajolo, con Guido Morselli e Elsa Morante, è vero – che però non rientrano nel pantheon di Citati.
1913: Vittorio Sereni e il quasi centenario Boris Pahor, con Piero Chiara e Pratolini – neanch’essi nella chiave di Citati.
1914: Luzi, Ortese, Berto.
1915: Giancarlo Fusco?
1916: Bassani.
1917: Cassola, e Milena Milani, Fernanda Pivano.
1918: Bianca Garufi, autrice in parte con Pavese.
1919: Primo Levi, scrittore suo malgrado, e Gianni Brera – nonché Stefano D’Arrigo.
1920: Michele Prisco, Gesualdo Bufalino, Biagi, Bocca.
1921: Pomilio, Rea e Luisa Adorno, con Sciascia. Qui ce n’è uno, ma dopo dodici anni.
1922: Gina Lagorio. Ida Omboni, Meneghello, Fenoglio, Bianciardi, Manganelli, La Capria, Luciano Erba. Con Pasolini.
1923: Del Buono, Salvalaggio, Zavoli. Con Calvino, Cristina Campo e Testori. Quell’anno è andata meglio. Ma il quindicennio finisce in pesce.
1924: Bonaviri, Strati, Volponi, Scalfari - e il nostro amico di Positano Gustavo Tomsich.
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