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venerdì 16 marzo 2012

Il mondo com'è - 87

astolfo

Afghanistan – È il retroterra della Cina. Così lo configurava l’impero britannico e così lo configurano gli Usa. Per assurdo che possa essere – il Pamir non è un passo, è piuttosto una barriera invalicabile – non c’è altra spiegazione di una guerra che tra poco compirà i dieci anni. A nessun altro effetto cioè che a prolungare l’occupazione.
La guerra non si sta facendo per conquistare l’Afghanistan. L’islamismo che si voleva punito dopo l’11 settembre è forte come prima. Né l’Afghanistan ha alcun rilievo nella geopolitica dell’energia.
È uno Stato-cuscinetto. Ma non più contro il fianco meridionale dell’Unione Sovietica. Contro la Cina ha invece ancora un ruolo: se non geografico, religioso e culturale.

Imperialismo – Gli Stati Uniti vi si trovano a loro agio perché sono una nazione cresciuta con l’impero. Come l’antica Roma e poi l’Inghilterra. Non la Francia, nata da una guerra di resistenza. Né la Germania, nata militarmente con le guerre della Prussia, contro Napoleone e contro l’Austria.
La Germania ha fallito l’impero per averlo concepito nella stessa ottica della battaglia campale, a spese dei paesi limitrofi – l’impero concepisce come allargamento, e quindi come occupazione, su base etnico-biologica, della nazione come tribù, creandosi necessariamente nemici incondizionali. La morfologia dell’impero vuole invece una proiezione a distanza. Nel nome di interessi che possano essere condivisi (libertà, modernizzazione, ricchezza), elevando i popoli sottomessi ad alleati – foederati – e amici.
Gli Usa vi si trovano per questo a loro agio anche nelle guerre all’apparenza inutili o dannose,che periodicamente rinnovano - da ultimo Grenada, la Somalia, l’Iraq.

Sinistra –Destra - Prototipo ne fu Parvus, il finanziere di partito stretto collaboratore di Lenin. Lenin sbarca alla stazione Finlandia dalla Scandinavia neutrale, dopo il tentativo abortito col treno diretto dalla nemica Germania, grazie a “Parvus”, l’umile, Israel Lazarevic Helphand, che aveva circuito l’ambasciatore a Istanbul von Wagenheim, ottenendone i fondi segreti del ministero tedesco degli Esteri e dello Stato Maggiore, venti milioni e mezzo di marchi oro e un milione di rubli. Lo stesso Parvus che, sempre con i soldi dello Stato maggiore tedesco, aveva dissuaso i compagni tedeschi dalla rivoluzione.
Parvus è il prototipo del sinistra-destra, l’affarista idealista che i bolscevichi finanziò con l’oro teutonico e dei nazionalisti balcanici. Ed è l’uomo di mano in banca che affascinava i progressisti, per il gusto della cospirazione, del segreto. Sulle sue tracce verranno Stavisky, banchiere in Francia dei radicalsocialisti, prima della puntatina fatale, come Alberto Sordi, a Chamonix, e l’editore fantasista Maxwell, il bancarottiere che affascinava il laburista Wilson. Tenne a lungo corte al Wannsee, nello stesso palazzo che sarà poi delle SS, dove nel 1942 verrà decisa la Soluzione Finale, ricevendo ministri, diplomatici, industriali, socialisti, con servi, cuochi, segretari, attrici e squillo. Predicendo modi e tempi della seconda guerra mondiale.

Henri-Lévy, Sternhell e altri hanno censito negli anni 1930 un “socialismo alla francese” che è in realtà una forma di fascismo senza le camicie nere. E che comunque confluirà nel regime di Vichy.
Della “Cagoule”, soprannome dell’Organizzazione Segreta d’Azione Rivoluzionaria Nazionale , un’organizzazione terroristica che fra le sue tante imprese annovera l’assassinio di Carlo e Nello Rosselli il 9 giugno 1937, fu parte anche il giovane Mitterrand.
Ernst Franz Sedgwick Hanfstaengl è il caso più clamoroso di passaggio da uno schieramento all’altro. Uomo d’affari, laureato a Harvard nel 1909, dove fece amicizia con Walter Lippman e John Reed, uomo d’affari fortunato, tornò in Germania nel 1922. E divenne immediatamente uno dei più stretti collaboratori di Hitler. Partecipò al putsch della birreria nel 1923, finanziò la pubblicazione di “Mein Kampf” e del giornale del partito Nazista, il “Voelkischer Beobachter”, ebbe Hitler padrino del suo primogenito. Cadde in disgrazia nel 1936, su denuncia di Unity Mitford, che era sua amica ma più nazista di lui. Tornò negli Usa e collaborò col presidente Roosevelt.
Unity Mitford era una delle due sorelle Mitford ultranaziste, inglesi, belle e nobilissime, l’altra era Diana. La sorella minore Jessica era invece fervente comunista.

Widerstand (resistenza) 2 - Si vogliono i tedeschi remissivi, ma molti si opponevano. Anche gli artisti: qualcuno preferì emigrare, ripartire da zero. Stefan George, pur reazionario, volle morire a Minusio di Locarno, per evitare il funerale nazista. Al totalitarismo non si sfugge, a meno dell’esilio. Per quante difese si elaborino, sempre si è coinvolti.
La Resistenza dichiarata fu in Germania aristocratica: Circolo di Kreisau, Circolo Solf, Rosa Bianca, Orchestra Rossa. Anche se prudente: “Meglio esaltare la vittoria che andare in giro senza testa”, annotava nel diario il barone von Hassell, ambasciatore a Roma, uno dei capi della congiura. Dopo l’attentato del 20 settembre 1944, Hitler impiccò cinquemila nobili e generali, e i loro figli e parenti prossimi volle deportati, sotto nomi falsi, in lontani villaggi in Turingia o nei lager, altre settemila persone – von Hassell, uno dei capi del congiura, fu impiccato, sua figlia Fay deportata (in treno: ci passò un lungo inverno su e giù per vari campi di concentramento, con una qualificata compagnia di oppositori, di cui ha tenuto un esilarante diario, le Ss badavano a tagliare la corda).
Ma fu anche popolare, la resistenza contro Hitler, e vasta, benché non si dica, la Germania non ama gli esiliati e gli oppositori in armi - se non sono nazionalisti, contro i nemici di fuori. Una parte fu socialcomunista, il che è stato – e continua a essere - anatema nella Repubblica Federale, una parte fu cattolica, e questo non si può dire in nessun posto. I mille lager non bastarono, Hitler dovette moltiplicare le esecuzioni. A un certo punto il Plötzensee, il carcere presso Berlino dove sono state eseguite un quarto delle 16.560 condanne a morte accertate nel dodicennio, fu attrezzato per esecuzioni simultanee, otto alla volta per impiccagione. Più tecniche sperimentali varie: la ghigliottina piacque a Hitler che la sostituì all’ascia. Il record fu stabilito la notte del 7 agosto ‘44 con trecento ghigliottinati. Tutti i detenuti del Plötzensee, per il timore che scappassero dopo il bombardamento del 3 agosto.

Molti i vescovi, nella resistenza dichiarata. Quella del cardinale di Sant’Anastasia Michael von Faulhaber, quarto dei sette figli d’un fornaio e una contadina malgrado la particella, arcivescovo di Monaco, amico del futuro papa Pacelli quand’era nunzio a Monaco, autore nel ‘34 del libro della tolleranza “Judentum, Christentum, Germanentum”, fu costante fin dal ’23, dal putsch fallito nella birreria. Quando in Baviera si dispose la rimozione del Crocefisso a scuola la protesta fu tale che il decreto fu lasciato cadere.
Il vescovo di Berlino, Konrad Graf von Preysing-Lichtenegg-Moos, parte della congiura del ‘44, Hitler non osò impiccarlo, nemmeno imprigionarlo. Il conte Konrad, quarto degli undici figli di Kaspar von Preysing e della contessa Hedwig von Walterkirchen, aveva avuto tardi la vocazione, a ventott’anni, dopo una formazione giuridica. Meno di vent’anni dopo, nel fatidico ‘33, era già vescovo di Berlino, benché critico dell’antisemitismo e l’eugenetica, alla morte del nazionalista Christian Schreiber, che aveva retto la diocesi per tre anni. Animatore del Circolo di Konnersreuth, un gruppo di resistenza della prima ora, il conte vescovo non si scoraggiò quando Hitler fece uccidere nel ‘34 Erich Klausener, che dirigeva l’Azione Cattolica di Berlino, e Fritz Gerlich, che l’aiutava a redigere la rivista “Der gerade Weg”, la retta via, e mise personalmente in salvo in Svizzera l’altro redattore, Ingbert Naab. Al culmine della potenza nazista ispirò l’enciclica “Mit brennender Sorge”, con bruciante preoccupazione, con cui Pio XI condannò nel marzo ‘37 le violazioni ripetute del Concordato, e ne curò la stesura e la diffusione clandestina in Germania.
Oltre che di Hitler, il vescovo di Berlino s’era assunta la funzione di oppositore esplicito del cardinale decano Adolf Bertram, che passò dalla netta opposizione al nazismo al silenzio, e infine, a guerra perduta, all’elogio personale a Hitler. Prima del 1933 il cardinale Bertram aveva più volte dichiarato il nazismo “eretico”, a motivo delle sue teorie razziali e nazionalistiche, e in materia di religione. In particolare era stato intransigente alla Conferenza episcopale di Fulda nel ‘32, quando proibì ai cattolici l’iscrizione al partito Nazista, col sostegno di Faulhaber e dei vescovi di Fulda, Johannes Dietz, di Münster, Clemens August Graf von Galen, un altro conte, di Colonia e di Paderbon. Hitler si vendicò accusando i preti di scandali finanziari e sessuali, e carcerando i giovani della Azione Cattolica, ma non osò attaccare i vescovi. Dopo la guerra von Preysing fu nominato cardinale, vescovo a Roma di Sant’Agata dei Goti.

astolfo@antiit.eu

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