D’Alema spiega a Fazio che l’Europa non ha funzionato, nel caso della Grecia e della crisi finanziaria, perché condizionata dai governi di destra. Che con governi socialisti o comunque “democratici” la crisi sarebbe stata governata meglio: in un’ottica di solidarietà e a costi minori. E che l’Europa ha governi di destra perché è succube dell’ideologia liberista o del mercato.
Questo è vero, è un fatto, ma è la metà, o un terzo, della verità. D’Alema parla secondo il vecchio schema dell’Amico\Nemico, da guerra fredda, non tenendo conto della democrazia ora in libero esercizio: i governi di destra sono eletti, e succedono, in Germania, Gran Bretagna, Polonia, la stessa Italia, e ora la Spagna, a governi di sinistra. Ai quali, oltre che ai conservatori, si deve far risalire il “niente politico” che ci governa da Bruxelles. Con l’abbandono della politica monetaria alla feroce Bundesbank, e della politica estera, contro la candidatura dello stesso D’Alema, alla baronessa Ashton, laburista nota per l’inettitudine.
L’Europa è vuota. Come svuotata, dopo la tensione (la rigonfiatura) della guerra e della guerra fredda. A ogni sua debolezza o errore si può trovare una ragione specifica: l’aloofness britannica, l’immaturità politica della Germania, il velleitarismo della Francia. Ma con questi difetti prima ha funzionato. Ora è invece piccola e stanca. L’economia lascia al monopolismo dei forti, nella moneta e nella finanza come nell’industria e nel commercio - per un australiano, anche per un danese, il mercato agricolo europeo è la negazione di dio. La politica limita ai piccoli vantaggi mercantilistici, a spese cioè degli altri soci.
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