C’è una filippina alla posta, allo sportello delle raccomandate. Una signora in età? Una giovane? L’età è indefinita. Per un invio di cui non si conosce la procedura. In attesa della soluzione l’impiegata ogni tanto fa passare qualcuno della coda, tenendo la filippina da parte. Alla fine viene deciso che la filippina deve riscrivere su fogli carbone, a parte del plico, la destinazione e il mittente.
Mittente riesce arduo. La discussione si accende generale, anche per liberare lo sportello dalla filippina, sulla parola “sender” che ha pronunciato interrogativa. Che a qualcuno sembra tedesco e trova gli astanti impreparati. Mentre c’è chi ammonisce: “È inutile, sanno un po’ di spagnolo”. La donna però ha capito che deve lasciare libero lo sportello, e fa per sedersi, per scrivere, alla sua sedia. Qui s’accorge che non c’è più la borsetta. Ha lasciato la borsetta sulla sedia dove sedeva in coda, e ora non c’è più. Panico. Rammarico. “Brava!”, l’apostrofa l’impiegata, “telefona subito alla signora, magari l’hai lasciata a casa”.
La signora non si trova, né a casa, né al cellulare. La donna si aggira per ogni angolo, semmai la borsetta fosse caduta, e niente. Sette persone in attesa, nessuno ha visto. La partecipazione si fa generale. “Così s’impara”. “Ai loro paesi nessuno ruba, gli tagliano le mani, non sanno che qui scompare tutto”. “Stanno qui da una vita e non hanno imparato a parlare”. “Noi bene o male abbiamo fatto le guerre coloniali, conosciamo gli altri mondi, questi arrivano impreparati”. Si parla, si discute, si dibatte. “Siamo in sette, qualcuno passa e si porta via la borsetta, e noi non ce ne accorgiamo”. Finché l’impiegata dello sportello finanziario non solleva gli occhi, guarda la ragazza e la rimprovera: “Brava, hai lasciato pure tu la borsetta incustodita? Non sei la prima oggi. Guarda se è questa, un signore me l’ha portata, qualcuno l’ha dimenticata sulla sedia. Ma dove avete la testa!”.
La ragazza a momenti piange: è la sua borsetta. Si guarda attorno, dice che cosa la borsetta contiene e lo tira fuori, non vuole dare l’impressione di barare. E poi c’è il suo documento d’identità.
In sette, dunque, non hanno visto un cliente, così oggi la posta chiama le persone in fila, che uscendo ha trovato la borsetta incustodita, avrà pure chiesto “di chi è?”, e alla fine l’ha lasciata all’impiegata.
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