L’attesa è per maggio-giugno, se con le nuove tasse sulla casa non crollerà il mercato immobiliare. Che da cinque anni è una “partita di giro”, una serie di compravendite fasulle fra operatori e banche per far “girare il denaro”, con poco denaro vero in entrata. Con gli aumenti già decretati dell’Ici-Imu, e la rivalutazione minacciata delle rendite catastali, si potrebbe allora avere il crollo del sistema: banche, mercati, risparmio. Che ogni discorso renderà inutile: la casa e l’immobiliare sono il maggior cespite di risparmio e di attività economica.
Nell’attesa si valuta la decimazione del risparmio finanziario. Da anni i gestori non vantano più il valore accresciuto degli investimenti, ma la minore perdita. “La ricchezza delle famiglie italiane”, la ricerca della Banca d’Italia, documenta nell’ultima redazione, a metà dicembre, un calo costante del valore delle attività finanziarie a partire dal 2006. L’investimento in titoli pubblici, che rappresentava cinque anni fa il 19 per cento degli investimenti finanziari, si è ridotto al 5 per cento, benché sia proposto come un dovere civico, la remunerazione essendo inferiore all’inflazione (ritenuta addomesticata di fronte all’inflazione effettiva).
La ricchezza complessiva delle famiglie, peraltro, la stessa Banca d’Italia registra in calo dal 2008. Mentre il risparmio, che nel 1990 era al 2,2 per cento della ricchezza netta, “negli ultimi anni si è attestato attorno all’1 per cento”. A causa anche della perdita di potere d’acquisto, per effetto di una crescita delle retribuzioni e dei redditi inferiore all’inflazione - bisogna impiegare più reddito per consumare le stesse cose. La Confcommercio stima un calo del 60 per cento del risparmio annuo pro capite, in termini reali, tra il 1990 e il 2010: dai circa 4 mila euro del 1990, a valori odierni, a 1.700.
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