Verrà archiviato fra i casi di pettegolismo: è scommessa facile, non è la prima volta e non sarà l’ultima. Ma questa volta la Spectre che controlla l’Italia ha fatto un passo falso, intercettando senza finte ipotesi di reato nientemeno che il capo del controspionaggio, e dando l’intercettazione, senza cautele, alla sua voce di sempre, il “Corriere della sera”. Che ne fa il pezzo di lancio de “I segreti di Don Verzé”, l’ultima delle sue stanche celebrazioni della marcia questione morale ambrosiana. Un’operazione che ha tutto del falso scopo, per colpire forse Tremonti.
La spia spiata potrebbe essere aneddoto esilarante. Ma il fatto è l’ultimo di una serie ormai lunga d’illegalità. Il 13 gennaio 2006 don Verzé non è più indagato. Ma i suoi colloqui continuano a essere registrati da una microspia piazzata in precedenza. Non è tutto. Di quei colloqui uno viene diffuso ora, del 13 gennaio 2006, col capo del Sismi Pollari. Il colloquio, dice il giornale, è durato un’ora. Fa 100 pagine di trascrizione. Con un addebito improbabile a Pollari.
Il generale, spiega più volte il quotidiano milanese, dice a don Verzé che ha dovuto difendere il presidente della Banca di Roma Geronzi, e il governatore della Banca d’Italia Fazio, dalle mene del ministro Tremonti. Ma spiega di averlo fatto con la sola dissuasione, parlandone al ministro. Tremonti invece ne esce come il politicante che trama contro una banca privata, da ricondurre gratis a Milano, a Unicredit, poiché di questo si tratta anche se non si dice, e contro il governatore della Banca d’Italia che si oppone.
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