Il “viaggio” di Simone Weil nella Germania di Hitler è in realtà una sintesi micidiale della “civiltà romana” come allora si praticava. Mussolini vi s’identificava in superficie, Hitler nel profondo: il segno della civiltà romana, nella storia e nella cultura, è la crudeltà. I romani per primo passano sopra con determinazione, con costanza, a ogni impegno d’onore e a ogni senso dell’onore, e se ne fanno vanto: “I romani godevano di quella soddisfazione collettiva di se stessi, opaca, impermeabile, impenetrabile che consente di conservare in mezzo ai crimini una coscienza perfetta tranquilla”. È vero – e , si può aggiungere, è il punto che manca a H.Arendt nella “banalità del male”.
I romani erano però anche cultori del diritto. Weil non lo ricorda, se non di sfuggita. Mancando un punto ancora più appassionante: è la crudeltà (la forza), invece della giustizia, la base del diritto? La crudeltà vera e non la reazione, la collera fredda e senza limiti, che nasce dall’indifferenza.
Simone Weil, Sulla Germania totalitaria
mercoledì 14 marzo 2012
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