Gramellini trascina Fruttero alla sua ultima fatica in una serie interminabile dei suoi predicozzi da Fazio. Dapprima sulla “Stampa”, poi in questa scelta negli Oscar. È tutto dire. Un “ritratto” dell’Italia anno per anno nei suoi centocinquant’anni – alcuni anni si saltano, ma altri si raddoppiano. Il genere: Mogol e Battisti sono “il miracolo del genio che esplode spontaneo” (Battisti, che “passa per fascista”, di più: “Tutti – lottacontinuisti, maoisti, leninisti, e persino i brigatisi nei giorni della carcerazione di Moro – confesseranno di aver cantato Lucio in segreto”). O di “Gomorra”, per dire, il reportage di Saviano: “La magistratura e le forze dell’ordine prendono infine sul serio la piaga della camorra”. Forse Fruttero dormiva, se è quello de “La prevalenza del cretino”.
L’Avvocato Agnelli “carrista in Africa occidentale” è approssimazione minore. C’è anche Puccini “che anticipa sontuosamente la musica d’accompagnamento dei film prima che il cinema esista”. Ma questa è di Baricco.
Carlo Fruttero, Massimo Gramellini, La Patria, bene o male, Oscar, pp. 363 € 9,50
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