Un viaggio a piedi alle origini, tra giugno e luglio del 1912. Interrotto una prima volta dal suicidio a Parigi di Margaret Cravens, un’innamorata delusa. All’insegna, come nota Francesco Cappellini che cura la pubblicazione, di quelli che saranno temi costante della vita e l’opera di Pound: il nomadismo, l’anticonformismo, l’irruenza (“lo sprezzo dell’accidia”) e, scavate nella poesia d’amore e del “trobar clus”, le persistenze dei misteri ellenistici, greci e egiziani.
La prosa forse più sapida, tra le tante poetiche e i saggi critici. Un’escursione felice nell’Occitania, il Sud della Francia, la terra dei trovatori, un’epoca e una poesia che furono scelta precoce del giovanissimo Pound. Espungendo la malinconia, la nostalgia di ciò che più non è, la tradizione vivendo come forza viva. Fino a Arles, dove tutto è “naturale”, il sole e la poesia. Una raccolta di annotazioni pubblicata postuma, nel 1992, che impone subito il Pound bifronte: l’eversore del Novecento ancorato alla primissima poesia dell’evo moderno - del “canone occidentale”.
Ezra Pound, “Rose rampicanti”, Via del Vento, pp. 32 € 4
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