Alberto Bevilacqua aveva appena finito di lamentarsi sul “Corriere della sera” del saffismo esibito in tv, argomentando che “Saffo rifuggiva da questi orrori” e “finì con l’innamorarsi di un giovane marinaio di nome Faone, che invece la disprezzava”, tutto semplice, che lo stesso giornale regalava in edicola un’edizione completa dei frammenti. Con una nota di Mario Andrea Rigoni che riconduce la poetessa al romanticismo.
Brunet invece ne sa di più. L’antologia solo apparentemente bislacca di cento versioni francesi dell’uomo che la fanciulla equipara al dio – si va da Louise Labé a Belleau (due volte), Ronsard, Amyot, Baïf (tre volte), Malherbe, Racine, Chénier, Carnot, proprio lui, Lamartine, Dumas, Brasillach, e le cultrici di genere, Renée Vivien, Yourcenar, Beaumont. Uno scherzo lo è, rispetto al libro come lo voleva Mallarmé, una sorta di “in sé”, in linea con la frammentazione irrecusabile di Valéry, o con la “macchina dei sonetti” di Queneau. Ma non beffardo: Brunet, che vi si è applicato sulla scorta di una filologia tutta italiana (Carlo Maria Mazzucchi, Salvatore Nicosia, Salvatore Costanza), lo dedica infine “agli ellenisti, ai travestiti, ai traduttori, alle traduttrici presenti e future”. La fatica di Sisifo? Una lancia spezzata per lo studio del greco.
Saffo, Poesie, Corriere della sera, pp.86 €1
Philippe Brunet, a cura di, L’égal de Dieu. Cent versions d’un poème de Sappho, Allia, pp. 143 € 6,10
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