“Sono realista rispetto al mondo fisico, il Mondo 1. Allo stesso modo, sono realista rispetto al Mondo 2, il mondo delle esperienze. E sono realista rispetto al Mondo 3, il mondo degli oggetti astratti”. Il problema è questo Mondo 3, cioè “il mondo dei prodotti della mente umana, come i linguaggi, i racconti, le storie e i miti religiosi; o, ancora, le congetture e le teorie scientifiche, e le costruzioni matematiche; oppure le canzoni e le sinfonie, i dipinti e le sculture”. E compresa “la serie infinita dei numeri naturali”, che per essere infinita “non può realizzarsi fisicamente o incarnarsi”.
Leggere Popper riconcilia con la ragione – lui dice col “senso comune”. Senza agudezas, né one-upmanship, né sistemi da incastrare. Per la semplicità: come per la fisica, per la filosofia un ragionamento è tanto più bello (vero) quanto più è semplice. Gli “oggetti” del Mondo 3, ad esempio la teoria della gravità di Newton e di Einstein, Popper vuole reali. E aggiunge: “E lo sono proprio nel senso in cui il fisicalista direbbe reali o realmente esistenti le forze e i campi di forza”. Che è quello che Massimo Scaligero, spiritualista, insegnava ai giovani “scampati a Evola” cinquant’anni fa. Popper naturalmente difende la “soluzione realista” sulla base di argomenti razionali. Ma il reale si oppone al niente anche senza.
Karl R. Popper, I tre mondi, Il Mulino, pp. 114 € 10
mercoledì 25 aprile 2012
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