L’invito a lavorare alla ripresa è venuto da Napolitano a Monti nei toni della cortesia istituzionale ma al culmine di uno stato crescente d’agitazione al Quirinale. Dove ora si fa strada il timore di un Monti apprendista stregone. Con critiche anche pesanti: “È stato un cattivo ministro delle Finanze, è un pessimo ministro dell’Economia”.
C’è il timore di una caduta grave della produzione. Che a marzo ha scontato il fermo della Fiat, ma di più s’indebolirà per il fermo dell’edilizia: non si costruisce più. Con gli effetti pervasivi noti su tutta l’economia. E col rischio di una crisi finanziaria aggiuntiva se crolla l’immobiliare.
I primi dubbi sulle capacità risolutive di Monti erano affiorati al Quirinale dopo l’inconcludente offensiva europea. Il governo avrebbe sprecato il sostegno alle politiche germanocentriche di Angela Merkel senza ottenerne una qualche presa di coscienza della prospettiva europea, del mercato unito. La visita a Roma di Angela Merkel avrebbe lasciato Napolitano incredulo sugli interessi limitati della cancelliera. Monti imperturbabile non si è difeso, opponendo il pilatesco “il precedente governo aveva scelto, o aveva dovuto accettare, il pareggio di bilancio al 2013”, che ora va ripetendo ai microfoni.
mercoledì 18 aprile 2012
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