La bolletta energetica, per importazioni di petrolio, gas, carbone e elettricità al netto delle riesportazioni, è stata nel 2011 di 61,5 miliardi. E in crescita esponenziale – nel 2009 era ancora a 37 miliardi. È un gigantesco trasferimento di risorse, e in questo caso di potere d’acquisto delle famiglie, alle quali tocca il conto finale. È come se poco meno di un terzo del potere d’acquisto delle famiglie si trasferisse verso i paesi da cui importiamo fonti di energia, considerato che la spesa delle famiglie si aggira sui 212 miliardi (in calo rispetto alla punta di 215 miliardi nel 2008).
Si paga il carobollette con scandalo. Come se fosse una novità, o un caso eccezionale. Mentre il contrario è vero: l’Italia ha sempre avuto le bollette più care del mondo, e di più le avrà in futuro. Perché non ha mai migliorato il suo mix energetico, e resta la maggiore consumatrice pro capite al mondo di idrocarburi: prodotti petroliferi e gas. Tra le fonti alternative ha peraltro scelto le energie rinnovabili, o pulite (anche se non lo sono), ancora più costose,di molto.
È il segreto più stridente nel tanto parlare di crisi. La bolletta energetica, o trasferimento all’estero di ricchezza, che nel 1974, dopo la prima crisi petrolifera, ammontò all’1,2 per cento del pil, è ora al 4,4 per cento, quasi quattro volte tanto. Allora sembrò insopportabile: fu bloccata la circolazione, furono chiuse per decreto le luci e i riscaldamenti. Oggi non se ne parla, ma l’energia è, ben più di allora, la fonte principale d’impoverimento degli italiani.
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