Banche contro banche? Banche italiane contro banche d’affari anglosassoni: è questo il motivo delle critiche del “Wall Street Journal” e del “Financial Times” a Monti, dopo tre mesi di plausi. Le banche di New York e Londra, che gestiscono i grandi patrimoni e accompagnano le grandi multinazionali, sono insoddisfatte del fisco di Monti. Non degli aggravi ma dell’incertezza: sanno di dover pagare, per lo scudo fiscale, per gli immobili, per il lusso, ma non sanno quanto, né quando. Devono perciò tenere immobilizzati ingenti capitali invece di investirli produttivamente.
È da questa delusione che nascono le critiche e i rinnovati – per ora limitati – smobilizzi di titoli italiani. È una critica peraltro fondata: l’attivismo del fisco si limita alle incursioni nelle zone di prestigio nei week-end, con nessun esito sostanziale – a parte le diarie per i funzionari, e gli straordinari notturni festivi: nessun decreto attuativo della tante imposte nuove è stato apprestato, benché a capo dell’Economia sia lo stesso Monti.
C’è anche il sospetto che Monti voglia favorire le banche italiane. Il “conto corrente coatto” per tutti gli italiani sarebbe stato concordato con le banche per accrescerne d’autorità gli attivi. L’incertezza fiscale non colpirebbe invece le banche italiane perché impegnate eminentemente nel retail, nelle piccole operazioni.
sabato 14 aprile 2012
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