Tre racconti che hanno fatto formato un libro unitario nel 1954, ripresi nel 1958 tra i “Racconti”, quindi scorporati nuovamente nel 1974. “Un’incursione”, Calvino spiega in una nota alla prima edizione nel 1954, allora non pubblicata e ripresa nel 1991, “che l’autore ha compiuto nel territorio, a lui fondamentalmente straniero, della «letteratura della memoria»” o autobiografica, lui volontario e anzi ardito della “narrativa di moralità e d’avventura”. Trattando un tema generazionale, l’“entrata in guerra” come “entrata nella vita”. Di “rapporto nevrotico con l’autobiografia” scrive ancora in una delle ultime lettere, nel 1985. Ma di singolare realismo: Calvino vi sbalza ambienti e figure col solo contrappunto drammatico della dichiarazione di guerra – come un ragazzo di sedici anni passa l’estate in cui il paese è appena entrato in guerra, nelle retrovie del fronte. Fruttero & Gramellini dicono la piccola raccolta “un capolavoro trascurato”, e per qualche aspetto lo è, non ultimo l’ultimo: Mussolini che va a ispezionare il fronte “lo sguardo scintillante di gioia ansiosa”, per il ragazzo Calvino “un ragazzo”, il padre agrimensore irascibile e spaesato, Mentone occupata e abbandonata, a un malinconico saccheggio - ogni racconto ha un’ultima pagina memorabile.
Italo Calvino, L’entrata in guerra, Oscar, pp. XXXVII + 75 €9
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