Giuseppe Leuzzi
A Milano per ogni Brambilla, secondo l’Anci, l’associazione dei comuni, ci sono più di 2 Hu. Per ogni Sala, Cattaneo, Galli, Mariani, Barbieri s'incontra almeno un Chen. Il cognome Zhou, al diciassettesimo posto per frequenza, ricorre più di Fontana, Negri, Riva, Pozzi, Grassi, Gatti, tutti cognomi ambrosiani tipici. Mohamed è il 33mo. Tra i primi 100 cognomi si contano 9 cinesi, 3 arabi e uno di Sri Lanka Fernando.
La città della Lega è la più meticcia. Non di meridionali. È una scelta, è una nemesi?
Colombe e palloncini bianchi a Cinquefrondi, in provincia di Reggio Calabria, con applausi, ai funerali di Luigi Napoli, morto a diciannove anni. Mentre faceva una rapina a mano armata in un supermercato. Nella quale aveva ucciso il commerciante.
A Polistena il sindaco Michele Tripodi sfida il governo e abbatte l’Imu sulla prima casa allo 0,2 per mille. Se lo può permettere perché ha l’amministrazione in ordine, e perché ritiene la tassa “ingiusta e iniqua” – c’è differenza tra i due aggettivi? C’è.
Tripodi è un comunista puro e duro, di famiglia comunista. Suo zio era il senatore “Mommo”, Girolamo, Tripodi, tra i fondatori di Rifondazione e poi del PdCI, parlamentare per cinque legislature, sindaco per trentun anni. Michele è stato l’assessore più giovane d’Italia e più “delegato”, nella passata giunta provinciale di Reggio Calabria, a guida PdCI. Governa la cittadina contro il Pd e la Sel, oltre che contro il Pdl.
Il risentimento
È l’uso da qualche anno al Sud di perdonarsi a vicenda, tra le mamme o le mogli degli assassinati e le mamme degli assassini - che più spesso non hanno mogli, sono giovani e balordi. Davanti ai telegiornali, che ne sono ghiotti: il perdono è politicamente corretto, e le lacrime fanno audience. Con l’intermediazione in genere di parroci e confessori. Ma senza farsi l’esame di coscienza.
In più casi concreti la famiglia anzi si conferma, in questi perdoni superficiali, la scuola del risentimento. Peggio: dell’odio – dell’irresponsabilità (la colpa è degli altri). Familiare e sociale. Per un senso atavico della giustizia (ingiustizia). Per un senso malinteso della democrazia. Di cui soprattutto le donne – le mamme – sono portatrici. Su uno sfondo di rinunce o fallimenti personali, in una realtà tetra che il rancore consolida.
Il “discorso” è la realtà
Si può dire la Calabria la regione che ha più verde protetto. Con più parchi marini. E l’aria più pulit - certificata. I boschi più estesi. Gli ulivi più antichi - una selva interminabile nella valle delle Saline, o piana di Gioia Tauro. Oppure dirla la regione del malaffare. Della ‘ndrangheta. Dell’abusivismo.
È il “discorso” che fa la realtà. Nel senso che interagisce sulla realtà vera, la monopolizza, la domina. Quella sociale e politica, ma anche quella naturale: pochi calabresi sanno godersi l’aria, o trovano verdi i boschi e le coste, pensano che il “discorso” che se ne fa sia un trucco, il “discorso” vero è quello dominante. Dei media, dell’editoria, della sociologia di caserma.
Aggiornamenti
Di alcuni concetti sfocati e da troppo tempo convenzionali, che reggono il rapporto Nord-Sud, un aggiornamento e un minimo di chiarezza si rendono necessari - di alcuni termini deprecativi di cui si obera il mai abbastanza deprecato Sud.
Casta – La politica come casta è una dato nazionale, che Sud è sopportato, male. È l’intoccabilità (immunità) e insieme l’arroganza del potere. Un milione di persone, facendo un rapido calcolo, tra incumbent e contendenti. Circa ventimila persone tra eletti e personale di servizio (consulenti, consiglieri, segretari) nelle Camere e ai ministeri. Venti consigli regionali, cento provinciali, ottomila comunali, un migliaio circoscrizionali. I consiglieri delle tante Autorità. E gli innumerevoli comitati per reduci e falliti.
Consociativismo – L’ha inventato ufficialmente Depretis. Ma era già attivo alla morte di Cavour, Rattazzi fu il primo consociativo.
Corruzione – È ritenuta “normale” in affari, tra privati cioè. Giusto la distinzione di Formigoni. Dove gli affari sono più fiorenti, dunque, la corruzione più fiorisce. Ma dove gli affari predominano è inevitabile che la corruzione infetti la funzione pubblica: è un concetto pervasivo delle relazioni sociali.
Dualismo – S’intende tra Nord e Sud. Invece è tra produttivi e privilegiati (garantiti).
Familismo – Non è solo di Di Pietro, è anche di Bossi dunque – ma si sapeva. È radicato nei ceti professionali. Tra i giudici, i militari, i medici. Di un famoso giudice politico Santoro e la Rai celebrano le virtù dicendolo “giudice figlio di giudice, nipote di giudice” - come se il giudice figlio di contadino fosse da meno. Il compianto sociologo politico della Luiss Viktor Zaslavsky, il cui figlio è fisico, peraltro valente, negli Usa, usava commentare: “Solo in Italia il figlio del professore è professore. Nella stessa disciplina”.
Si dice: una professione richiede formazione, un po’ come nelle arti e mestieri. Ma “Dinastie d’Italia”, una ricerca dei bocconiani Jacopo Orsini e Michele Pellizzari documenta un grado di familismo tra medici, avvocati, farmacisti e giornalisti quattro volte superiore a quello degli artigiani. Anche se incomparabile con quello dei professori universitari, che sarebbe addirittura il doppio. Su tutto il territorio nazionale, a Sud come a Nord.
Questo è importante: la pubblicistica si fa con le università folkloristiche Jean Monnet di Casamassima e Parthenope di Napoli, create appositamente per sistemare i familiari, e con le dinastie baresi dei Massari e Girone (Economia) e De Santis (Amministrazione). Ma uno studio di Stefano Allesina, ecologo all’università di Chicago, sui cognomi ricorrenti, mostra il familismo radicato, nell’ordine, in Lombardia, Emilia Romagna, Sicilia, Calabria.
In certe condizioni è peraltro valore positivo. La trasmissione delle conoscenza artigianali, di maestranza. O le dinastie industriali, degli Agnelli, i Pirelli, i Benetton, di chi cioè mantiene i capitali in un certo settore industriale piuttosto che movimentarli liberamente alla ricerca del maggior guadagno.
Feudalesimo – In molte aree del Sud si segnala per non esserci stato. S’intende il feudalesimo in senso proprio, nei secoli fra il VII e il XII secolo, prima dell’affermarsi delle città, e poi delle signorie. Quel particolare rapporto tra un signore e le sue genti, di esazioni (corvées, etc.) ma anche di protezione, e di stimolo (esempio). Al coperto di un insieme di statuti obbligati in area imperiale, anche quando il vincolo di sudditanza nell’impero era sfidato o rigettato.
In molte aree del Sud il padrone-guida locale è mancato, come sono mancati gli statuti. In quei secoli “bui” molta parte del Sud era preda di lontane o imbelli monarchie e di incessanti scorrerie, con trasferimenti continui di popolazioni, dalla costa nei più impervi recessi montuosi, e la disgregazione costante, sociale e produttiva.
leuzzi@antiit.eu
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