Visco dopo Draghi ha voluto essere chiaro: l’Italia ha bisogno di rilanciare l’economia, ma il governo lo impedisce. Con le tasse e con l’inerzia diplomatica – il Monti “federatore esterno” tra Germania e Francia si è sgonfiato subito.
Dopo tanto rigore c’è un distinto prendere le distanze. Cauto, i banchieri centrali fanno della cautela una virtù, ma per questo tanto più distinto: i grand commis prendono le distanze da Monti e dall’Europa tedesca. Come se la catastrofe fosse scontata, l’aria è a dire “io non volevo” e “io l’avevo detto”.
Visco è stato più timido di Draghi. Ma è più di lui preoccupato. Le tasse hanno bloccato i consumi, e potrebbero ridurli dopo i pagamenti di metà giugno – un salasso da millecinquecento euro a famiglia. La diplomazia monetaria è inconsistente. Adagiata sulla Germania di Merkel e con le armi spuntate. Mentre ne avrebbe e non le sa usare. Gli alti tassi d’interesse sul debito pubblico, costanti ormai da nove mesi, aggravano i tassi al credito, d’impresa e familiari.
“Monti si accontenta di fare l’usignuolo di Obama”, è il commento meno cattivo in Banca d’Italia, “e pensa con questo di fare paura alla cancelliera tedesca”. Perpetuando la notevole serie di vantaggi comparati che la Germania ha in questa gestione della crisi.
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