La novità delle amministrative è la conferma del plebiscitarismo. L’altra novità, il voto di protesta per le liste Grillo, così come l’astensione dei leghisti e berlusconiani, era scontata, ed è congiunturale. Il voto al personaggio è invece la conferma che l’elettorato vuole poter scegliere, in un’offerta politica semplice: Tosi a Verona, Leoluca Orlando a Palermo, Doria a Genova, Perrone a Lecce.
È una scelta politica. Ed è un’indicazione precisa ai partiti, per la prossima riforma della legge elettorale. Il ritorno dei partiti non si farà col ritorno al proporzionale, cioè agli apparati. A meno di non disgiungere il voto parlamentare da quello per l’esecutivo. Ma allora ci vorrebbe un semipresidenzialismo alla francese, con due voti distinti per il capo dell’esecutivo e per il Parlamento. Una buona riforma elettorale, dal punto di vista dell’elettorato, e quindi la sola che possa salvare la politica e i partiti, è quella che porta a un esecutivo visibile e stabile.
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