L’indebitamento russo è l’8 per cento del pil, quello giapponese il 230 per cento, ma non c’è dubbio quale delle due economie sia la più forte e prospera. E di gran lunga: di fronte all’alternativa nessun investitore preferirebbe la Russia al Giappone.
Il debito è un concetto più che un fatto. È l’insostenibilità del debito stesso. È ovvio che se tutto il debito giapponese dovesse essere rimborsato alla scadenza il Giappone non esisterebbe più. Ma allora anche la Germania, che il debito contiene all’80 per cento del pil. L’economia si regge sulla fiducia. Con ancoraggi solidi, ma fra essi la fiducia stessa: non c’è ancoraggio, neanche l’oro di cui l’Italia abbonda, che sia solido se manca la fiducia.
E questo è il bene che manca all’Europa, la fiducia. Per un motivo preciso: perché l’uomo della strada tedesco non ci crede. Non crede ai greci – né agli italiani, o agli spagnoli, o ai portoghesi, quelli di tutti quei posti lì che se la spassano nell’eterna vacanza e a lui gliela fanno pagare. Sembra una scemenza, e lo è. Ma è anche il problema sociologico delle piccole borghesie, che non sanno quello che vogliono e spesso sbandano. Che la politica contemporanea, dei partiti, dei parlamenti, è nata per convogliare e portare a buon fine. A meno di cavalcare il populismo, adagiandovisi sopra. È quello che ha fatto e fa la cancelliera democristiana Merkel coi suoi due governi, coi socialdemocratici prima e ora coi liberali. È “il Michel” semplicione di G.Grass e della vecchia tradizione burlesca che fa la politica oggi in Germania.
“Salvare” la Grecia diciotto mesi fa sarebbe stato facile. Dodici mesi fa possibile. Ora è una ricostruzione, dopo la demolizione della stessa Grecia e molti danni inflitti da nove mesi ormai a una mezza dozzina di altri paesi, tra essi l’Italia. Senza nessuna ragione, se non la ricerca del consenso del “Michel”, che non sa cosa vuole. È assurdo, ma non c’è altra spiegazione. Il fiscalismo della Bundesbank è isolato nella cultura economica tedesca. Ma i politici, sia il governo federale sia l’opposizione, non sanno che cavalcare il benpensantismo spicciolo di chi vorrebbe “imparare ai greci a lavorare”.
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