Il fisco che si presenta come sceriffo è causa di tutto: del terrorismo, della disaffezione fiscale e anche, nella sua larga parte, dell’evasione. Tra i teorici e i fiscalisti più forse che nell’opinione corrente, la turbolenza che monta contro il fisco è imputata a un’errata gestione del fisco stesso.
Le tasse non si pagano spontaneamente. Sono un balzello, ingiuste o giuste che siano. Vanno calcolate e regolate. Una scienza delle Finanze è maturata a questo scopo nei secoli, col pedigree più robusto fra tutte le scienze dell’economia. Se le tasse non si pagano è che questa scienza è incapace o corrotta. Il fisco (ministero, agenzia, esattoria) tutto questo lo sa, ci è cresciuto dentro, l’ha metabolizzato. Se si presenta come sceriffo è perché vuole essere cattiva scienza delle Finanze.
L’imposizione immobiliare che Monti ha adottato, vaga e insieme punitiva, viene addebitata al presidente del consiglio, che pure è un economista, come la lettura che uno scolaretto abbia fatto di un articolo di giornale, uno solo. Come se fosse l’unico italiano che non sappia che un terzo delle seconde case, e forse la metà, sono case di emigrati – fonti di spesa semmai e non di reddito, se si facesse l’investimento minimo per la manutenzione. Che gravare l’agricoltura e il patrimonio boschivo di una patrimoniale è suicida. Che non si può raddoppiare all’improvviso una tassa, si rischia il collasso: le tasse vanno modulate. Generale è poi l’irrisione verso il contrasto all’evasione fiscale affidato ai blitz, quando “tutto si sa”, basta voler far pagare le tasse.
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