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domenica 6 maggio 2012

Il mondo com'è - 93

astolfo

Arianesimo - La culla della razza “ariana” sarebbe Balkh, tra i monti e i deserti dell’Afghanistan, la Battra di Alessandro Magno, città che oggi più non esiste, capitale della Battriana - l’Afghanistan odierno è un posto dove tutti gli eserciti si sono perduti, da qui la leggenda di Alessandro che ne sarebbe tornato pazzo. A Balkh nacque Zoroastro-Zarathustra. Ma in tempi moderni la vicenda origina nel Bengala. Il Bengala era stato colonia olandese, fino a che gli inglesi non crearono Calcutta nel 1686. Un secolo dopo, nel 1786, il giudice supremo del Bengala sir William Jones, un poeta, lesse alla Royal Asiatic Society di Calcutta il primo parallelo tra il sanscrito, il latino e il greco, che conosceva, escludendo l’ebraico che non conosceva, e nacque l’“arianesimo”.
Calcutta, già Bertoldino diceva del nome ch’è “un paese dove tutte le donne sono femine”. Costituivano la Royal Asiatic Society i funzionari dell’impero e le loro mogli, che si dovevano spedire “a pacchi”, dirà Balzac, giacché nel Bengala le donne erano “più vecchie a quindici anni di una parigina a cinquanta”, persone tutte cagionevoli all’umidità dei luoghi.
Bengala venendo da Banga, antica popolazione “ariana”, presto il Nord dell’India, che impressionava gli indiani e gli inglesi con le sue montagne, e darà i natali a Orwell, divenne il polo Nord, il circolo polare artico, la Scandinavia, la Urgermanità. Uno dei funzionari, il medico Thomas Young, troverà l’attributo indoeuropeo. La parola mescola geografia e cultura, e lascia fuori metà del mondo nel quale la sua trama s’intesseva: Sumer, Accad, Babilonia, Ur, da dove viene Abramo, gli etruschi e i fenici, da cui i greci ebbero l’alfabeto. Ma piacque, dava l’idea della purezza bianca anche nella lingua.
È pure vero che il modello “ariano” non nasce nell’Ottocento. In larga parte viene dal Contra Galileos di Giuliano l’Apostata, che volle riaffermare, benché minoritario, l’unità di Oriente e Occidente, contro la nuova storia che il cristianesimo introduceva. Il nipote di Costantino vi difende l’ellenismo e il giudaismo contro i cristiani, due volte apostati.
Il mito fu dapprima semita. Furono gli arabi a chiamare Balkh “la madre delle città”, di circonferenza lunga trentacinque chilometri, associandola alla migrazione a Ovest degli “ariani”, di cui non si trova traccia - né della migrazione né degli “ariani”. Gli archeologi francesi ne hanno scavato per un secolo le fondamenta per trovarvi Battra, ma i Battriani di Balkh nascono con Erodoto e presto muoiono. Balkh-Battra è servita agli inglesi, narratori incontenibili del loro quotidiano, per giustificare i viaggi nel nulla e farsi d’erba senza vergogna. Allo stesso modo servì al romanzo di Alessandro, che a lungo fu un genere letterario: il conquistatore vi trovava moglie, la figlia del satrapo locale, e v’impazziva, dopo averne mediato il non lodevole obbligo per i suoi militi di salutarlo genuflettendosi. È possibile che una grande città ci sia stata, in quella grande piana coltivabile dell’Amu Daria, unni e mongoli hanno fatto male soprattutto all’Asia. Ma non s’è saputo mai che in Iran abbiano misurato un “ariano”, o a Kandahar. Sono i semiti ad alimentare il culto degli “ariani”, che se sono antisemiti, stabilirà Otto Weininger, ebreo, non sono “ariani” veri, sono ebrei camuffati.
Il problema si complica se i veri “ariani” sono i camiti, neri. Per la gente del Libro il problema è che, se l’umanità riparte da Noè, solo i figli di Cam sono nella retta linea: “Solo Cam ha avuto accesso alla rivelazione di Noè”, dice la Bibbia. E c’è l’origine africana della grecità, madre dell’Occidente. Che si ritrova in Erodoto, ben prima dei patrioti africani. Simone Weil lo dà per scontato: “Numerosi indizi attestano che gli Elleni hanno preso tutte le loro concezioni metafisiche e religiose dall’Egitto, attraverso i Fenici e i Pelasgi”. E aggiunge: “Ezechiele lo conferma”, il profeta della Bibbia che non è ebreo. Ma la bega è per ora semita.

Internet - Innocente Internet non si può dire, soprattutto con la sua espressione più democratica, i social network. Chi ha un blog anche personale, anche casalingo, lo sa: non una parola passa indenne dalla Rete, tutto è scrutinato. E viceversa, i social network non sono né spontanei né ingenui: tutto vi è manipolabile, i commenti come i “documenti” (testi, immagini, testimonianza in diretta), e dunque vi è manipolato.

Sinistra-Destra – Periodicamente l’America ne trova traccia nell’antiamericanismo della Francia. Della France pourrie del 1940 che non ha più trovato il capo di se stessa. In un primo momento imputato all’alterigia di De Gaulle (destra). In un secondo momento a una filosofia e una linguistica inerti, solo animate dallo stalinismo, da Sartre a Derrida e compreso il destorso Blanchot, in funzione peraltro unicamente antiamericana.

Il Fronte Patriottico, tricolore con pugno (“NON CI SONO UOMINI DI DESTRA E UOMINI DI SINISTRA: C’E’IL SISTEMA E I NEMICI DEL SISTEMA - Patria - Popolo - Rivoluzione - Socialismo – Europa”), apre la sua home page col caso forse più famoso, benché trascurato dagli storici, di coincidenza tra gli opposti: l’“Appello del Partito Comunista Italiano ai fratelli in Camicia Nera” del settembre 1936,
“Agli operai e ai contadini,
Ai soldati, ai marinai, agli avieri, ai militi,
Agli ex-combattenti e ai volontari della guerra abissina,
Agli artigiani, ai piccoli industriali e ai piccoli esercenti,
Agli impiegati e ai tecnici,
Agli intellettuali,
Ai giovani,
Alle donne,
A tutto il popolo italiano!
Italiani!
“L’annuncio della fine della guerra d’Africa è stato da voi salutato
con gioia, perché nel vostro cuore si è accesa la speranza di veder,
finalmente, migliorare le vostre penose condizioni….”
Prosa firmata nell’agosto 1936, durante la guerra d’Etiopia, con l’Italia isolata dalla Società delle Nazioni, dalla dirigenza del Pci a Parigi, Togliatti compreso, su iniziativa di Ruggiero Greco, che all’epoca figurava segretario del Partito. Con firme forse apocrife, compresa quella di Togliatti, ma non smentite dalla dirigenza comunista – l’appello fu del resto pubblicato su “Lo Stato operaio”, la rivista dl Pci fondata da Togliatti nel 1925 a Milano, che negli anni di Parigi rappresentava la pubblicazione ufficiale del Partito. Molto dettagliato, lungo una cinquantina di cartelleCon uno stile, letterario e grafico, che parla da solo.
Il mese precedente l’editoriale di “Stato operaio” s’intitolava “Largo ai giovani”. Uno slogan fascista, per rilevare nella gioventù fascista una buona dose di “anticapitalismo, per quanto vago e contraddittorio”. A ottobre l’appello fu reiterato, in forma più contenuta.

Totalitarismo – Quello contemporaneo si può dire democratico. Per la parte della democrazia che è partecipazione e informazione (opinione). Ce n’è tanta da renderla insignificante.

astolfo@antiit.eu

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