In prima pagina gli italiani non “prevengono” i terremoti perché sono superstiziosi. In seconda “il Nord trema cento volte in un giorno”, trema “tutto il Nord Italia (da Milano a Bolzano)”. E i pompieri sono eroi – questo è lo schema 11 Settembre. Ce n’è uno “a terra, sporco di sangue, come morto”, i colleghi impietriti, che ha battuto il naso. Mentre Angela non è stata salvata via New York, da “un Pedrazzi, Pedrazzini” allertato per caso dalla madre digitando furiosamente i numeri di emergenza senza averne risposta. No: è stato un parente che a New York, saputo via internet del terremoto, ha chiamato la madre della bambina, e saputo dell’emergenza, ha chiamato i vigili del fuoco, che “prontamente accorsi”, eccetera. Tre fabbriche si sono accartocciate, uccidendo quattro operai, e la domanda è: “Come mai sotto i capannoni alle quattro del mattino”? Non manca la profezia Maya, allegramente evocata, purtroppo, da Carioti.
Le fabbriche che crollano, l’ospedale che crolla, il municipio, nell’Emilia al di sopra di ogni sospetto, fra le tante costruzioni del Due e Trecento? Quella è roba da L’Aquila in giù. Uno ha l’impressione di avere per le mani uno scemenzario e invece è il “Corriere della sera”. L’unico problema del giornale è che all’Aquila ci furono 308 morti e qui 7: dobbiamo prenderlo per un titolo di merito, o sennò come equiparare i cataclismi?
Si può pensare a un caso di cattivo giornalismo, non isolato. Ma il “Corriere della sera” è il giornale che ha più giornalisti, più selezionati, e più articolata e collaudata struttura redazionale. Si può pensare a un riflesso condizionato leghista. Ma il direttore de Bortoli è persona equilibrata. È Milano: supponenza e indigenza.
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